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Carmiano (Lecce). Il primo cittadino accusato di metodo mafioso, si costituisce contro il clan

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Un patentino di antimafiosità, sancito da una delibera di giunta comunale. Con costituzione di parte civile nei confronti di nomi di spicco della Sacra Corona Unita. Un pedigree votato all’unanimità (quasi) a Carmiano, comune a nord di Lecce, da 5 anni squassato da una vera e propria tempesta giudiziaria che vede proprio il primo cittadino azzurro, Giancarlo Mazzotta, indagato (insieme ad altri 9 a vario titolo) per reati tra cui quello di “estorsione aggravata da metodo mafioso”. No no, non è un qui pro quo. Così proprio stanno le cose.

Ma andiamo per gradi, passo dopo passo sul terreno scivoloso e alquanto originale di una vicenda complessa e a tratti kafkiana, nel rispetto del condizionale fino al terzo grado di giudizio.

Punto uno: la bufera giudiziaria che vede coinvolto il sindaco, scaturisce dalle indagini dei carabinieri del Ros coordinati dalla Procura leccese, sul rinnovo del cda della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto (con sedi a Lecce e Carmiano, oltre che in altri centri del Salento). L’amministratore, secondo la Procura, sarebbe il deus ex machina di un complesso ingranaggio criminale volto a consegnare al fratello minore (Dino, anche lui indagato, ndr), la presidenza dell’istituto di credito.

Punto due: Oggi, 6 febbraio 2019, si apre il giudizio in abbreviato nei confronti di nomi di spicco della SCU salentina che scaturisce dall’operazione “Labirinto”. Tra gli indagati, che rispondono a  vario titolo di associazione mafiosa, traffico internazionale  e spaccio di droga, estorsione e danneggiamento aggravati da metodo mafioso, Saulle Politi, 46enne ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco della frangia monteronese della Sacra Corona attiva nei comuni leccesi di Monteroni, Arnesano, San Pietro in Lama, Carmiano, Leverano, Porto Cesareo.

Punto tre: costituirsi parte civile in quanto ente offeso dall’attività della Scu sul proprio territorio (certificata dagli inquirenti), farlo con una delibera di giunta votata da tutti i componenti il 31 gennaio scorso (assente solo l’assessore al Contenzioso), pare essere innanzitutto una presa di distanza ufficiale e plateale dalla mala. Insomma, non sarebbe nemmeno sbagliato dire che più o meno tutti i comuni della nostra estesa Italia, e in fondo più o meno tutti i cittadini, sono offesi, e vittime dell’azione della criminalità organizzata. Un’ovvietà. Amara, ma pur sempre un’ovvietà. Tant’è.

A Carmiano, sei giorni fa, la giunta presieduta da Giancarlo Mazzotta “delibera la costituzione in parte civile nel procedimento penale innanzi il tribunale di Lecce n. 8424/15 e NR.7804/16 R.G. gip.

 Premesso che:

 con nota del 28/01/2019, acquisita in pari data al nr. 1586 del protocollo generale dell’ente,

il Sindaco trasmetteva al Segretario generale ed alla Giunta Comunale l’avviso di Giudizio

Abbreviato in relazione al procedimento penale n. 8424/15 R.G.N.R. e nr. 7804/16 R.G.

GIP;

 la prima udienza è stata fissata per il giorno 06/02/2019 alle ore 9,30;

Preso atto che questo Comune risulta essere persona offesa (per il capo A) dai reati per i quali pende il procedimento penale…”

L’accaduto ha quantomeno dell’originale. Arriva a una settimana dall’udienza che deciderà delle sorti del processo Bcc (12 febbraio 2019, ndr), il cui maggiore imputato è il sindaco Mazzotta, insieme a (tra gli altri) Saulle Politi! Ma Politi, non è lo stesso contro cui la giunta del paesino a nord di Lecce ha deliberato la costituzione parte civile del Comune? Sì, nessuno scherzo. È lo stesso. Saulle Politi è tra i 10 indagati a vario titolo anche nel processo scaturito dall’operazione Cerchio, per le elezioni Bcc 2014.

Tempistiche (due udienze per altrettanti procedimenti entrambi delicati) e protagonisti portano non pochi interrogativi. In un momento storico in cui anche gli equilibri su cui si reggono le sorti del Comune di Carmiano, sono precari, e dipendono dagli esiti dell’attività della magistratura. Insomma, un centro di cui da tempo si discute dell’eventualità di uno scioglimento per mafia, in base a ciò che si deciderà a processo, anticipa tutte le mosse e si dichiara – a scanso di equivoci – antimafia.


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