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Anniversario della Comunità di sant’Egidio: cinquantuno anni al fianco dei bisognosi

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di Valeria Nava

Si è svolta il 9 Febbraio a san Giovanni in Laterano la messa presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis per festeggiare l’anniversario della Comunità di sant’Egidio. Una chiesa gremita di persone di ogni cultura e di ogni età, unite dallo spirito di una comunità fondata cinquantuno anni fa da dei giovani romani, che si sono ritrovati insieme uniti dalla stessa fede e dalla stessa forza che li spinse a voler fare la differenza. Il cardinale li ha ricordati come dei fratelli e delle sorelle «uniti per cantare la parola del Signore», che hanno iniziato un cammino. Cinquantuno anni di spirito di fratellanza, «non possiamo essere cristiani se non ci sentiamo fratelli di tutti, dell’uomo ferito. E l’uomo ferito lo incontriamo soprattutto nelle periferie».

Ed è questo ciò che ha fatto Andrea Riccardi insieme ad altri giovani: è andato nelle periferie ad aiutare i più poveri.Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di sant’Egidio, a conclusione della messa, nel suo discorso ha detto: «ci aiuta l’amicizia ed il sostegno di tanti, ci aiuta l’amicizia dei più poveri, da cui abbiamo sempre tanto da imparare, e che ci hanno tanto insegnato in questi cinquant’anni. Ci aiuta soprattutto il Signore che viene in soccorso alle nostre preghiere e moltiplica i nostri sforzi di bene». L’uomo povero, l’uomo ferito, si trova in tutte le periferie del mondo. Ed è quell’uomo che fugge e cerca aiuto, l’uomo nelle acque del Mediterraneo. Ma non si tratta soltanto di soccorrere le persone.

Sant’Egidio, con i suoi centri, fornisce moltissimi servizi a coloro che ne hanno bisogno: pasti caldi, pacchi alimentari, vestiti puliti; ma anche la possibilità di fare una doccia o una lavatrice, di tagliarsi i capelli, di fare una visita medica. Fornisce molti corsi di lingua italiana, tutto a titolo gratuito. C’è un segretariato sociale, uno legale, servizi per il lavoro e tantissimi altri.

Ma il lavoro che fa Sant’Egidio non si limita solo ad offrire dei servizi, non si tratta soltanto di soccorrere le persone, ma di credere in loro, di dare loro una possibilità, un sostegno, affinché si possano aprire nuove strade.

A tal proposito è importante ricordare il lavoro che la Comunità di sant’Egidio sta svolgendo insieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), alla Tavola valdese e alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), con il progetto dei Corridoi umanitari che prevede migliaia di arrivi in sicurezza per chi fugge da situazioni terribili, così permettendo a tutte queste persone la possibilità di salvarsi e costruire una nuova vita.

Usando le parole di De Donatis «la Comunità di Sant’Egidio si offre come ponte di dialogo per tutti, per tutte le persone che hanno bisogno». Essa si fa portavoce degli ultimi. Si propone come strumento di pace, perché è questo il compito delle religioni, accogliere ogni opportunità per essere strumenti di pace. Il cardinale ha detto: «la risposta più forte a quel “Gettate le reti!” è la gioia con cui si fanno le cose, le persone che vengono dalle storie più disperate adesso sorridono, hanno recuperato la gioia»

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