La Lega primo partito col 28%. Affluenza al 53,1%
Di Beppe Pisa
Vittoria netta del candidato Marco Marsilio alle elezioni regionali in Abruzzo, con ampio margine, che riporta il centrodestra al governo della regione dopo cinque anni, dal 2014 con Luciano D’Alfonso. Un risultato che avrà ripercussioni non solo sulla politica locale ma anche a livello nazionale. Nonostante si sia trattato di un voto “isolato”, l’affluenza non è stata troppo bassa. Gli elettori che si sono recati alle urne sono stati il 53,1% degli aventi diritto, in calo di oltre 8 punti rispetto alle precedenti Regionali del 2014. In quell’occasione, però, nello stesso giorno si votò per una tornata elettorale nazionale piuttosto importante (le Europee) e per il primo turno delle Amministrative in diversi comuni. Inoltre, cinque anni fa si era in un periodo dell’anno differente (fine maggio) e decisamente più “agevole” per l’esercizio del voto.
La vittoria, netta, è andata a Marco Marsilio, candidato della coalizione di centrodestra
A scrutinio in corso Marsilio ha ottenuto circa il 49% dei consensi, staccando Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm e candidato presidente della coalizione di centrosinistra con oltre il 31%. Terza con il 19% circa dei voti Sara Marcozzi, candidata (come 5 anni fa) del Movimento 5 Stelle. Stefano Flajani, candidato di CasaPound, avrebbe ottenuto meno dell’1% dei voti. Alle Politiche dello scorso anno la prima forza politica è stata il Movimento 5 Stelle, arrivato a sfiorare il 40% dei voti. Le polemiche che in campagna elettorale avevano riguardato Marsilio, “reo” di non essere abruzzese al 100%, non gli hanno impedito di diventare il primo governatore in quota Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni, nato nel 2012 da una scissione del PDL, fino ad oggi non aveva mai visto un esponente diventare presidente di una Regione. Con questa vittoria, peraltro, l’Abruzzo si conferma la regione “swing” per eccellenza: dal 1995 ad oggi, ossia da quando è stata introdotta la legge elettorale maggioritaria (seguita pochi anni dopo dall’introduzione dell’elezione diretta del presidente), l’Abruzzo non ha mai confermato la maggioranza uscente in occasione delle Regionali. Per di più, in tutte le precedenti elezioni regionali, l’Abruzzo aveva rispecchiato – se non addirittura anticipato – le tendenze politiche nazionali.
Nel voto alle liste emergono forse le indicazioni piu’ clamorose di queste elezioni
Il primo partito, un po’ a sorpresa, diventa la Lega di Salvini, che raddoppia il risultato ottenuto alle Politiche 2018 superando il 26% dei consensi. Risultato importante ma non ottenuto a scapito degli alleati, se è vero che Forza Italia non scompare (pur scendendo sotto il 10%) e che Fratelli d’Italia (partito di Marsilio) ottiene un buon risultato, sopra il 7%. Nel consenso, la coalizione di centrodestra supera abbondantemente il 40%. Decisamente deludente è invece il risultato del Movimento 5 Stelle, che si ferma sotto il 20%: non solo rispetto al – quasi – 40% conquistato lo scorso 4 marzo in Abruzzo, ma persino rispetto al 21,4% ottenuto 5 anni fa, nel giorno in cui il PD di Renzi esplodeva al 40,8% sul piano nazionale. Il confronto è ancora più impressionante se si tiene conto dei voti assoluti: in meno di un anno in Abruzzo i 5 Stelle sarebbero passati da oltre 300 mila voti a meno di 130 mila, perdendo quasi 6 voti su 10. Questi dati sono molto importanti perché certificano per la prima volta con voti “veri” quello che i sondaggi stavano suggerendo da diversi mesi: e cioè che la Lega si sta effettivamente rafforzando anche nelle regioni del Centro-Sud, persino superando – come già era avvenuto sul piano nazionale – il Movimento 5 Stelle. La crescita della Lega (anche in voti assoluti, nonostante la minore partecipazione rispetto alle Politiche) e il contemporaneo risultato poco entusiasmante del M5S rischiano di avere serie ripercussioni sugli equilibri del governo nazionale: fino ad oggi erano solo i sondaggi a suggerire che le gerarchie tra i due partiti di maggioranza si fossero invertite rispetto al voto politico del 4 marzo, mentre adesso a certificarlo sono voti veri.
Il Partito Democratico esce formalmente sconfitto dalle elezioni abruzzesi
Legnini è arrivato secondo rimediando un distacco pesantissimo da Marsilio, e il centrosinistra ha perso il governo di una Regione in cui aveva vinto più volte in passato (1995, 2005 e 2014). Il risultato della lista del PD, che dovrebbe attestarsi di poco sopra l’11%, è molto deludente. Tuttavia, il dato della coalizione contiene degli elementi incoraggianti: le tante liste alleate del PD in sostegno di Legnini, molte delle quali civiche, hanno raccolto quasi il 20% dei consensi, conquistando (verosimilmente) i voti di molti elettori di centrosinistra, ma anche di ex elettori che nel 2018 avevano scelto il Movimento 5 Stelle. E il buon risultato di queste liste ha probabilmente a che fare con l’impostazione della campagna elettorale di Legnini, che si è presentato come un candidato “civico”, senza poter contare (o cercando di nasconderlo?) sul sostegno del Partito Democratico, peraltro alle prese con il suo congresso e quindi privo di una leadership nazionale spendibile in una campagna elettorale locale. Difficile dire se il risultato della coalizione di Legnini in Abruzzo implichi che una coalizione di centrosinistra allargato ad altri soggetti diversi dal PD possa essere competitiva anche a livello nazionale: di certo ha dimostrato che in occasione di elezioni locali, siano esse regionali o amministrative (come del resto si è visto anche lo scorso anno), il bipolarismo “classico” fondato sulla contrapposizione centrodestra/centrosinistra è ancora il modello di competizione elettorale prevalente, o perlomeno quello in cui gli elettori tendono ancora a riconoscersi maggiormente.