Nella giornata internazionale per la lotta del cancro nei bambini, causa Israele e le divisioni politiche si aggrava la lotta dei bambini ammalati di cancro nella Striscia di Gaza (Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR)
La giornata internazionale del cancro infantile (ICCD), istituita nel 2002 dal Childhood Cancer International (CCI), si celebra in tutto il mondo ogni anno il 15 febbraio con la finalità di ridurre l’incidenza del cancro nei bambini. A fronte di ciò si assiste, nella Striscia di Gaza, al continuo deterioramento delle condizioni sanitarie e dello stato dei servizi per i pazienti oncologici, compresi i bambini, che nella Striscia sono privi del diritto di essere curati secondo i migliori standard.
Secondo verifiche effettuate dal Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), la condizione degli 8500 pazienti affetti da tumore nella striscia di Gaza, tra cui 640 bambini, è molto pesante, per la mancanza di medicine, forniture mediche e dispositivi diagnostici e terapeutici, carenza di oncologi, e per la sempre maggiore difficoltà di rifornimenti energetici negli ospedali. Anche le restrizioni israeliane imposte al trasferimento dei bambini malati di cancro e dei loro accompagnatori sono tra i maggiori ostacoli che impediscono a questi bambini di ricevere un trattamento adeguato.
Il Dr. Mohammed Abu Selmeya, direttore dell’ospedale al-Rantissy per il trattamento del cancro, l’unico ospedale nella Striscia di Gaza in grado di curare i bambini affetti dal cancro, ha detto al PCHR che sono 640 i bambini con cancro nella striscia di Gaza, tra un mese e 12 anni. Ha aggiunto che la leucemia è il primo tumore che colpisce i bambini, seguito da linfoma e da cancro al cervello. Ha inoltre parlato delle diverse difficoltà che l’ospedale deve affrontare nel trattamento di questi pazienti: in primo luogo la mancanza di medicine e presidi medici necessari per il loro trattamento, tanto che la mancanza di chemioterapia è il problema più grave che devono affrontare questi pazienti. Un altro problema è rappresentato dalla difficoltà nell’inviare i pazienti pediatrici per cure all’estero a causa delle restrizioni di viaggio imposte dalle autorità israeliane sui bambini che altrimenti sono destinati a morire. Restrizioni non motivate e che si prolungano per lunghi periodi, anche fino a 3 mesi. In aggiunta le autorità israeliane spesso impediscono alle madri e ai padri di accompagnare i loro figli, che soffrono per le loro gravi condizioni di salute, durante il trattamento all’estero.
Il Dr. Muneer al-Bursh, direttore generale del dipartimento di farmacia del Ministero della salute palestinese, ha detto al PCHR che ila carenza di farmaci in generale e per il trattamento del cancro ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2018: ad esempio a luglio mancavano ben 42 tipi di farmaci per il trattamento del cancro, cioè il 65% dei medicinali necessari ai malati di cancro. Ha aggiunto che alcuni dei farmaci, dei quali si sono esaurite le scorte, sono chemioterapici e iniezioni di Neupogen utilizzate per fortificare il sistema immunitario dei pazienti oncologici. Ha denunciato che qualsiasi ritardo nel somministrare questo farmaco può dare complicazioni e, soprattutto, che il trattamento del cancro è effettuato secondo un protocollo di 5-famaci e che la mancanza di una di queste medicine può far fallire l’intero processo di trattamento. Ha anche detto che il divieto israeliano sull’ingresso di dispositivi radiologici diagnostici necessari per la diagnosi di tumori maligni provoca ritardo nelle diagnosi, ostacola l’intervento terapeutico e mette a rischio la vita dei pazienti.
Va notato che i pazienti con cancro, in particolare i bambini, che richiedono cure all’estero, affrontano molti ostacoli che influenzano negativamente le loro condizioni di salute. Secondo informazioni del dipartimento di coordinamento del Ministero della salute, nel 2018, le autorità israeliane hanno impedito il viaggio a 10.057 pazienti che necessitavano di cure in ospedali israeliani o della Cisgiordania. Le autorità israeliane adottano una serie di restrizioni che mirano deliberatamente a privare i pazienti della possibilità di avere accesso alle cure all’estero: ostacolando il trasferimento dei pazienti senza alcun motivo; impedendo loro di viaggiare per cause legate alla famiglia; arrestando i pazienti al valico di Beit Hanoun, “Erez”; ricattandoli affinché collaborino con le autorità israeliane; sottoponendo i pazienti a interrogatori, ritardando le risposte ai loro permessi di viaggio. Infine non tengono in alcun conto gli appuntamenti del paziente negli ospedali e impongono forti restrizioni al viaggio degli accompagnatori.
Per altri versi, anche le divisioni politiche peggiorano sempre di più lo standard dei servizi sanitari forniti dagli ospedali e dai centri medici nella Striscia di Gaza. La carenza cronica di personale medico specializzato, il mancato stanziamento da parte del governo palestinese di nuovi posti negli ospedali della striscia di Gaza e il taglio degli stipendi a 263 dipendenti che lavorano presso il Ministero della salute a Gaza nel mese di febbraio, hanno avuto un impatto negativo sulla qualità dei servizi sanitari e hanno messo a rischio la vita dei pazienti. I dipendenti ai quali è stato tagliato lo stipendio, sono la struttura portante del settore sanitario a Gaza poiché rappresentano il 67% degli specialisti e il 28% dei medici dipendenti dal Ministero della Salute. A gennaio invece, il Ministero della Salute ha dovuto ridurre i servizi ed interrompere il funzionamento di alcune strutture sanitarie a causa della mancanza di carburante per far funzionare i generatori degli ospedali e degli altri presidi, e per la cronica carenza nel rifornimento di elettricità.
Il centro PCHR, profondamente preoccupato per la vita dei bambini con cancro nella Striscia di Gaza.
- si appella alle organizzazioni internazionali, tra cui le agenzie specializzate delle Nazioni Unite, affinché intervengano immediatamente per sostenere il Servizio Sanitario della Striscia di Gaza e per garantire la continuazione del lavoro delle strutture sanitarie soprattutto dell’unico ospedale in grado di trattare i malati di cancro.
- invita la comunità internazionale a premere sulle autorità israeliane affinché pongano fine a tutte le restrizioni imposte ai viaggi dei pazienti, in particolare ai bambini affetti da tumore che necessitano di cure specialistiche.
- invita la comunità internazionale a premere sulle autorità israeliane perché consentano l’ingresso di tutti i tipi di medicinali e forniture mediche nella Striscia di Gaza, compresi i dispositivi diagnostici radiologici per la diagnosi dei tumori.
- invita l’autorità palestinese (ANP) ad assumersi le proprie responsabilità e a intervenire immediatamente per garantire l’ingresso di tutti i tipi di medicinali e le forniture mediche necessarie per il trattamento del cancro.
- sottolinea l’importanza del coordinamento tra i dipartimenti del Ministero della Salute palestinese di Ramallah e di Gaza per garantire che ogni persona goda del diritto alla salute, secondo i più alti standard richiesti sia per la salute fisica che per la salute mentale.
Commento
In base ad un calcolo approssimativo, giacché i dati sono solo in parte confrontabili, si può stimare che la prevalenza di tutti i casi di cancro a Gaza nel 2018 sia di 437 malati su 100 mila abitanti, cioè vicina ai valori peggiori della graduatoria mondiale (il massimo è 468 in Australia) e quasi il doppio del valore di Israele: 233,6. L’allarme è tanto più grave per i bambini: i soggetti fino a 14 anni affetti da cancro sono 760, cioè circa 92 ogni 100 mila, che corrisponde all’11% dei casi totali di cancro a Gaza. Questi darti, se comparati con quelli internazionali del 2018, secondo i quali il cancro nel mondo colpisce poco più dell’1% dei soggetti dai 14 anni in giù, ci dicono che a Gaza colpisce invece almeno 11 volte in più tale fascia di età.
Inoltre mentre nel mondo oltre l’80% dei cancri colpisce persone sopra i 50 anni di età, a Gaza, dove tale fascia di età rappresenta solo il 10% del totale, (in Italia il 44%), sono colpiti soprattutto bambini e giovani che costituiscono il 50% della popolazione: ciò significa che in questa fascia di terra la percentuale di casi tra i giovani e i bambini è enorme.
Questi dati si spiegano con la diffusa contaminazione ambientale della Striscia di Gaza dovuta alla mancanza di fognature e di impianti di smaltimento dei reflui sia liquidi che solidi, mai ricostruiti dopo i bombardamenti massici di tre guerre, ma soprattutto per l’inquinamento da elementi radioattivi e sostanze tossiche, portate dai bombardamenti israeliani, che hanno avvelenato le falde idriche, il suolo e sottosuolo, gli alimenti, gli esseri umani ed anche gli animali.
Per gli esseri viventi, umani ed animali, l’avvelenamento, inizia già in utero e poi continua sin dalle prime fasi di vita autonoma (veicolo il latte e l’acqua, poi i cibi), ed in seguito attraverso il terreno (ed il mare) dove i piccoli giocano sempre. I contaminanti rilasciati in abbondanza dagli strumenti di morte israeliani hanno un potere mutageno grande sulle cellule normali, ma ancora di più sui gameti. Di conseguenza ci possiamo aspettare, che si produrranno sempre di più infertilità, aborti, malformazioni, malattie genetiche, tumori.
A cura della rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese