Un ragazzo nigeriano con permesso umanitario, che lavorava saltuariamente come imbianchino nel Vercellese, lo scorso ottobre si trovava in treno senza documenti di viaggio. Terrorizzato alla presenza della polfer sul treno, si è lanciato dal convoglio in corsa ed è morto, a San Germano Vercellese. Ora il suo corpo dilaniato dal terribile impatto al suolo si trova presso l’obitorio del Presidio Ospedaliero del S. Andrea di Vercelli, in una cella frigorifera. In tre mesi, nessuno, all’interno delle istituzioni, ha voluto farsi carico delle esequie di povertà. Nessuna cura è stata dedicata al corpo del giovane profugo, i cui resti giacciono ancora in un cubicolo di metallo, in un gelo innaturale. EveryOne Group e l’Associazione Italia-Israele di Vercelli, Novara e Casale Monferrato hanno contattato l’assessore regionale Gabriele Molinari, l’unico che stia dedicando attenzione al caso, nonché l’assistente sociale Lorella Perugini, chiedendo le modalità per sopperire all’indifferenza delle istituzioni, che anziché dolersi per la tragedia, si palleggiano cavilli burocratici finalizzati ad evitare di provvedere alle spese per onorare le spoglie del ragazzo.
“È insopportabile pensare a quel ragazzo che ha perso la vita a causa del clima che circonda i migranti in Italia,” dice Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group e socio onorario dell’Associazione Italia-Israele di Vercelli, Novara e Casale Monferrato, “trattato senza alcun rispetto per la sua umanità, prigioniero dell’incuria e del rifiuto in una scatola di acciaio, a una temperatura di oltre 10 gradi sotto zero. Chiunque abbia in sé ancora un barlume di pietà verso i defunti non può accettare questa situazione disumana. Ecco perché ci siamo mobilitati non appena abbiamo appreso la triste notizia e attendiamo da parte delle istituzioni locali le disposizioni che possano consentirci, insieme all’assessore Molinari e ai vercellesi che ancora non hanno perso umanità, di provvedere alle esequie”.