Un Codice di tutela del diritto dei cronisti di informare e dei cittadini di essere informati. E’ la proposta del Sindacato cronisti romani per difendere il nostro lavoro, che è tutore di un diritto di tutti, quello di conoscere la realtà dei fatti. Come è una necessità vitale per la democrazia il diritto di farsi un’opinione libera da censure e manipolazioni.Ci vuole un cambio di passo – un’iniziativa di legge – perché non è più possibile fermarsi a una sequenza di dichiarazioni di solidarietà. L’ultimo atto d’accusa al lavoro di un cronista, sotto forma di indagine della magistratura, riguarda il collega Riccardo Bormioli, che ha lavorato a Roma dove è stato direttore dell’agenzia Aga (Agenzia giornali associati) e attualmente è vicedirettore di Bresciaoggi. Bormioli è indagato per favoreggiamento e rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale; interrogato, ha fatto valere il diritto al segreto professionale. L’episodio riguarda il ritrovamento di ossa umane sull’altopiano di Cariadeghe, nel Bresciano, che è stato collegato alla scomparsa alcuni mesi fa di una bambina. Bormioli è accusato di favoreggiamento perché avrebbe ostacolato le indagini rivelando il ritrovamento delle ossa che si teme siano della bambina scomparsa. La legge riconosce il diritto al segreto professionale, ma è necessaria una normativa che garantisca la prevalenza di questo diritto rispetto al reato di favoreggiamento che – nell’attuale situazione normativa – può essere invocato in caso di ogni notizia di reato coperta dal segreto istruttorio che viene rivelata dal cronista. Serve questo, serve altro. Ai cronisti di nera a Roma è sempre più spesso negato, a volte con motivi pretestuosi, l’accesso a informazioni di base. Le cause civili di risarcimento danni sono diventate da tempo, con richieste coscientemente spropositate, una pressione per impedire il lavoro d’inchiesta. Va semplificato al massimo l’accesso agli atti della pubblica amministrazione. La trasparenza deve essere la regola. L’intimidazione, in qualsiasi forma, va perseguita. La difesa della privacy non può essere invocata dalla politica per interventi censori. Non è pensabile che in occasione di situazioni a rischio non siano previste misure di sicurezza per chi lavora come testimone nel documentare un fatto. Le tutele del cronista devono arrivare al riconoscimento, con legge dello Stato, di retribuzioni o pagamenti decorosi.
Un “Codice dei diritti del cronista” è la risposta adeguata e necessaria a quella che rischia di essere una deriva dell’informazione corretta. Non sarà questa la legge dei privilegi della categoria dei giornalisti, ma la legge che tutelerà il diritto dei cittadini a conoscere, a giudicare, a essere liberi.
Il Sindacato cronisti romani