Un’Italia civile e solidale mercoledì a Siracusa ne chiede lo sbarco. 5 Paesi Ue pronti a ospitarli
Di Beppe Pisa
“Il nostro è un governo di buffoni arroganti, forte con i deboli e debole con i forti”, ha dichiarato il segretario di Sinistra Italiana in un’intervista al Manifesto. E gli eventi accaduti anche oggi gli danno perfettamente ragione. Il governo infatti, prosegue Fratoianni, è “incapace di gestire anche situazioni limitate e semplici come questa. E il blocco di Visegràd, gli amici di Salvini, a ogni passo dimostra di non avere soluzioni, solo slogan: prima gli ungheresi, che vengono prima degli italiani. Una partita politica giocata in modo cinico e violento sulle persone in nome dell’ipocrisia”. Non è un caso infatti che per il ministro Salvini, come sostiene Fratoianni, “quando invece si tratta dei suoi interessi la coerenza salta subito. Ad agosto diceva ‘rinuncio all’immunità’ e oggi chiede al Parlamento di impedire che possa essere processato”. L’immunità è relativa alla vicenda della nave Diciotti, che, come la Sea Watch, era stata indebitamente trattenuta alla rada dal divieto di sbarco. E il tribunale dei ministri ha chiesto al Senato di esprimersi sul reato di sequestro di pesrona aggravato attribuito al ministro Salvini.
Per fortuna c’è un’altra Italia che manfesta e lotta per la salvezza dei migranti e della civiltà giuridica
“La battaglia perché nel nostro Paese non si perda il senso dell’umanità e prevalgano solidarietà e accoglienza, così come è stato per la nave Diciotti, non può che continuare”, scrive la Cgil Sicilia, che domani parteciperà con delegazioni da tutta l’isola e la presenza del segretario confederale nazionale Giuseppe Massafra alla manifestazione in programma alle 11 al porto di Siracusa. Il sindacato, in una nota, plaude alla “grande generosità che stanno dimostrando in queste ore i cittadini di Siracusa, il mondo dell’associazionismo e la Cgil provinciale” in merito alla vicenda dei migranti della Sea Watch da oltre 10 giorni davanti al porto di Siracusa in attesa di potere sbarcare. La Cgil Sicilia inoltre plaude alla “grande generosità che stanno dimostrando in queste ore i cittadini di Siracusa, il mondo dell’associazionismo e la Cgil provinciale in merito alla vicenda dei migranti della Sea Watch, da oltre 10 giorni davanti al porto di Siracusa in attesa di potere sbarcare”. Dalla Sea Watch giunge il ringraziamento del capo della missione per l’impegno di questa parte di italiani: “Voglio solo mandare un messaggio a tutti quelli che stanno mostrando solidarietà verso la nostra situazione qui e, più in generale, agli italiani che ci stanno sostenendo, in particolare ai cittadini di Siracusa ed al sindaco che ha espresso vicinanza in questo momento. La vostra solidarietà è importantissima, per me personalmente, per la crew di Sea Watch 3 e soprattutto per i nostri ospiti a bordo. Solo un immenso grazie. Per favore, continuate così”.
Intanto il premier Conte rivela che cinque paesi europei sarebbero disponibili ad accogliere i 47 migranti. Gelo con Macron
Il premier Giuseppe Conte incassa a Nicosia la disponibilità di altri tre paesi, Francia compresa, oltre a Germania e Romania, per il ricollocamento dei 47 migranti della Sea Watch. Ma al vertice dei leader del sud del Mediterraneo resta, palpabile, il gelo con Emmanuel Macron. Dopo giorni di tensioni tra Italia e Francia i due leader sembrano quasi ostentare freddezza, evitando di guardarsi e rivolgersi la parola durante la foto di famiglia e nelle fasi iniziali del summit riprese dalle telecamere a circuito chiuso. E scambiandosi stoccate negli interventi finali del summit. Macron ringrazia pubblicamente il premier maltese Joseph Muscat per la “solidarietà dimostrata” in materia di migranti e all’Italia ricorda invece come tale solidarietà vada “applicata in modo concreto”. Poi elenca i tre principi da seguire per la Sea Watch: il rispetto del diritto internazionale marittimo, lo sbarco nel porto più sicuro “che è l’Italia”, la distribuzione degli oneri. E qui sottolinea che “la Francia lo ha sempre fatto e continuerà a farlo”. Immediata la risposta di Conte che nel suo intervento davanti agli altri sei leader ricorda come l’Ue sia “implosa” sul fronte immigrazione e definisce l’emergenza Sea Watch la dimostrazione “dell’incapacità di gestire con meccanismi condivisi europei questo fenomeno”. Se alle dichiarazioni di solidarietà non seguono i fatti, accusa Conte, restano parole vuote. L’atteso chiarimento dopo i duelli a distanza, dunque, non è arrivato. Entrambi i leader hanno precisato di non aver avuto alcun colloquio, neppure informale, a due. “Abbiamo parlato insieme agli altri leader”.
Resta però il risultato della mediazione di Conte sulla Sea Watch, che gli ha permesso di incassare durante il summit la disponibilità di Portogallo, Malta e Francia, che dopo aver invocato la solidarietà non poteva certo tirarsi indietro. Disponibilità che si aggiunge a quella di Germania e Romania. Sui numeri, secondo quanto si apprende, si sta ancora lavorando. Ma la partita non è ancora chiusa. E neppure il lavoro di mediazione del premier. I migranti sono ancora a bordo e “la Corte europea non ne ha ordinato lo sbarco”, ha precisato Conte, annunciando un vertice in nottata con i suoi vicepremier che lo ha costretto a saltare la cena con i leader dei paesi del sud del Mediterraneo. Prima però di lasciare Nicosia per cercare di trovare un punto d’incontro che permetta di sbloccare la vicenda Sea Watch 3, Conte blinda Salvini sull’autorizzazione a procedere per la Diciotti. E’ stata seguita la linea politica del governo, assicura, quindi “mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto. Non sarò certo io a suggerire ai senatori cosa votare, saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo”. E ancora: “Se avessi ritenuto illegittima quell’operazione, sarei intervenuto”.
La Corte di Strasburgo ha chiesto all’Italia di “prendere il prima possibile tutte le misure necessarie per assicurare ai ricorrenti cure mediche adeguate, cibo e acqua”.
Per i minori non accompagnati è stato chiesto al governo di garantire anche una “tutela legale” adeguata. Lo ha reso noto la stessa Corte che non ha però accolto la richiesta dei ricorrenti di ordinare all’Italia il loro sbarco. La Corte europea dei diritti umani, che ha deliberato a maggioranza in base alla cosiddetta regola 39, ha anche “richiesto al governo di tenerla regolarmente informata sugli sviluppi della situazione” a bordo della Sea Watch e ha deciso che le misure d’urgenza adottate oggi resteranno in vigore fino a un’ulteriore notifica. La Corte si è pronunciata su due richieste giunte dalla nave attualmente alla fonda davanti alla costa siracusana in cui si domandava di ordinare all’Italia lo sbarco dei 47 migranti a bordo perché, secondo quanto reso noto, “la situazione della nave è precaria e i migranti non sono in buone condizioni fisiche”. La prima è arrivata il 25 gennaio. A farla sono stati il capitano, il capo della missione di salvataggio della Sea Watch e uno dei migranti a bordo. La seconda è arrivata ieri ed è stata inviata dai 15 minori a bordo. La Corte di Strasburgo può chiedere a uno Stato di adottare determinate misure in base alla cosiddetta regola 39, quella che viene applicata solo in via del tutto eccezionale quando risulta evidente che senza interventi urgenti i ricorrenti rimarrebbero esposti al rischio di subire un danno irreparabile. A Strasburgo si ricorda infine che la decisione della Corte di chiedere allo Stato di prendere misure urgenti non la vincola poi a dichiarare ammissibile un eventuale ricorso e di dover entrare nel merito del caso. E al momento, secondo quanto risulta, la Corte non ha ancora ricevuto alcun ricorso formale dalla Sea Watch.
Toninelli conferma che “i porti sono chiusi” ma che “non è necessario un decreto”. Le comiche finali di un governo che dà ordini via twitter
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ospite di Giovanni Floris a “diMartedì”, su La7, ha affermato che “i porti italiani sono aperti quando spetta all’Italia aprirli. Non ho firmato alcun decreto, e Salvini non mi ha chiesto di farlo, perché non è necessario. Non farò sbarcare la Sea Watch 3”, ha concluso l’esponente dell’esecutivo, “perché l’Italia non è giuridicamente responsabile della gestione di quella Ong che ha fatto i cavoli propri ovunque”. La linea torna quella del “porti chiusi”, ma senza alcun decreto, via twitter o via intervista. Per contestarla il Pd ha presentato un esposto alla procura di Siracusa contro il governo. Il divieto di sbarco, secondo i Dem, configura “una illegittima privazione della libertà personale” per le persone salvate. Il procuratore del capoluogo siracusano Fabio Scavone si è tirato indietro: “la decisione dello sbarco – ha sottolineato – non spetta a me. Io posso solo verificare se ci sono condizioni igienico sanitarie di assoluta carenza che possano determinare l’inidoneità della nave alla navigazione o a consentire l’ulteriore permanenza a bordo delle persone. Valutiamo giorno per giorno”. La speranza della Sea Watch era riposta nella Cedu, a cui aveva chiesto “misure urgenti” per “porre fine alla violazione dei diritti fondamentali prefigurata dal fatto di impedire l’ingresso nel porto della nave e lo sbarco di tutte le persone a bordo”. I giudici di Strasburgo, come abbiamo visto, hanno esaminato il caso, valutando anche la memoria difensiva del governo italiano secondo cui la “giurisdizione appartiene all’Olanda”, dove andrebbero trasferiti i 47 a bordo della nave. E ha deciso di non chiedere all’Italia di far sbarcare i migranti dalla sea Watch 3.