Scomparsi in Burkina Faso e divenuti bersaglio degli odiatori da social network

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Luca Tacchetto è un architetto padovano di 30 anni, Edith Blais, la sua fidanzata canadese, è un’artista di 34 anni, ma sembra molto più giovane della sua età. I due ragazzi, che si erano conosciuti in Canada durante l’esperienza Erasmus di Luca qualche anno fa, sono scomparsi in Burkina Faso, dal 15 dicembre la famiglia non ha più notizie di loro. A dare l’allarme è stato Nunzio Tacchetto, padre di Luca, molto conosciuto a Padova per essere stato sindaco del comune di Vigonza. Luca e Edith erano diretti in Togo dove avevano promesso a una coppia di amici di aiutarli a costruire un villaggio per le popolazioni del posto. Erano partiti in auto da Padova il 20 novembre, avevano attraversato la Francia, la Spagna, lo stretto di Gibilterra. Dopo aver percorso la dorsale atlantica delle coste africane i due fidanzati sono giunti in Burkina Faso, ultima tappa prima di raggiungere il Togo e la loro missione umanitaria.

Non si esclude che siano stati rapiti, data la precaria condizione politica e sociale del paese africano, ma le indagini sono a 360 gradi, nessuna strada viene trascurata. Le due famiglie vivono giorni di angoscia e impotenza, e amici e famigliari stanno lottando ogni giorno per tenerli lontani dall’onda di odio che si è scatenata contro i due ragazzi sui social. Su Facebook e su twitter si è scatenata la guerra degli insulti a Luca e Edith, esattamente come era accaduto per Silvia Romano, la giovane milanese rapita in Kenya lo scorso novembre. A detta degli hater i giovani animati dallo spirito del volontariato e dalla volontà di dare una svolta alla loro vita a sostegno dei poveri, tradisce sol un insano buonismo, una irresponsabile fiducia nel prossimo. Come se dedicare le proprie competenze a fini diversi da quelli del profitto personale, della carriera e del successo sia non solo squalificante ma anche deprecabile.

Luca, Edtih e Silvia, cresciuti come cittadini del mondo, abituati a prendere aerei e a raggiungere amici nei diversi continenti, pronti ad abbattere muri e convenzioni, spaventano il popolo social che scatena contro di loro gli insulti più sconcertanti, arrivando perfino ad augurarsi che il nostro paese li abbandoni a loro stessi perché tanto “se la sono cercata”. Si tratta di una deriva ai più incomprensibile perché spesso proviene dalla cricca che si è impadronita del detto “aiutiamoli a casa loro”, e che ora se la prende proprio con chi ha deciso di lasciare le comodità di casa proprio per andare ad aiutare le popolazioni più povere. O forse il disagio è più profondo e ha più a che fare con la sfera psicologica che con la politica, e riguarda la paura recondita di chi non ha coraggio di cambiare la propria vita e odia con ferocia  chi invece trova il coraggio per farlo. Annientati dalla paura, gli odiatori, nel chiuso delle loro quattro mura, difendono il proprio fortino con gli insulti. Luca, Edith e Silvia invece sono donne e uomini che si mescolano con il mondo, che abbattono muri e che aprono le porte della speranza. Il futuro è loro.


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