Le svolte della politica, in qualche caso, sono imprevedibili. Da irriducibili avversari a cofirmatari del “Patto per la scienza”. Matteo Renzi e Beppe Grillo hanno aderito all’appello di Roberto Burioni, noto virologo famoso per le battaglie pro vaccini, su «un patto a difesa della scienza». L’appello, lanciato anche da Guido Silvestri, un altro famoso virologo, propone una battaglia comune contro la “pseudo scienza” e contro la “pseudomedicina” superando le divisioni. È lanciata la mobilitazione contro il negazionismo della validità dei vaccini e di terribili malattie come l’Aids. Per Burioni e Silvestri la lotta comune è necessaria «perché non ascoltare la scienza significa non solo oscurantismo e superstizione, ma anche dolore, sofferenza e morte di esseri umani».
Grillo lo ha sottoscritto, definendolo «il Patto Traversale per la Scienza». Il garante del Movimento 5 stelle ha ufficializzato il sì nel suo blog su Internet: condivide l’appello «perché il progresso della scienza deve essere riconosciuto come un valore universale dell’umanità e non può essere negato o distorto per fini politici e/o elettorali». Subito, sul suo blog, è piovuta una pioggia di critiche durissime degli elettori no-vax e cinquestelle delusi dalle sue decisioni: Grillo “traditore”, onnipotenti “i poteri forti”, basta con i vaccini per “i nostri figli”.
Le parole di Grillo, politicamente chiare e pesanti, sono giunte a sorpresa. I grillini da tempo hanno una combattiva anima no-vax contrapposta a una sì-vax. Anche durante la campagna elettorale per le politiche dell’anno scorso, c’è stata un’aspra lotta pro e contro i vaccini.
Grillo era rimasto silenzioso su questo tema mentre si era pronunciato e battuto con passione su molte altre questioni (dal reddito di cittadinanza alla trasformazione dell’acciaieria Ilva di Taranto in un parco). Poi è intervenuto in sostegno della scienza, della medicina e dei vaccini, tutti temi cari al Pd e a Matteo Renzi. L’ex presidente del Consiglio, già segretario per due volte dei democratici, era ed è uno sparato sostenitore dell’efficacia dei vaccini.
Così adesso «il senatore semplice, di Firenze, Scandicci, Signa, Lastra a Signa e Impruneta» (come si è autodefinito Renzi, citando il suo collegio elettorale) e il fondatore del M5S per la prima volta si trovano accumunati su una stessa battaglia. Sembra incredibile. Per anni l’ex presidente del Consiglio e il comico genovese si sono attaccati reciprocamente, scambiandosi perfino insulti e sberleffi. Grillo appioppava a Renzi epiteti come “l’ebetino di Firenze”, mentre tra le repliche renziane spiccava quella di “sciacallo”. Dal 2013 l’allora segretario del Pd si ergeva ad argine contro il populismo mentre il fondatore del M5S cavalcava la protesta sovranista, anti élite, euroscettica e anti euro.
Il Pd perse alle elezioni politiche e l’argine anti populista crollò. Renzi perse prima la presidenza del Consiglio e poi la segreteria dei democratici mentre i grillini conquistarono Palazzo Chigi assieme alla Lega di Salvini, l’altra forza populista italiana. Tra Renzi e Grillo il muro si fece sempre più alto. L’ex segretario del Pd pronunciò anche un secco no alla proposta di un governo con i pentastellati e anche il garante del M5S si mostrò ostile a questa ipotesi avanzata da Luigi Di Maio. Così alla fine, lo scorso giugno, è nato il governo Conte-Di Maio-Salvini.
Il “governo del cambiamento”, però, traballa. Gli scontri tra Di Maio e Salvini sono continui: dai migranti al condono fiscale, dal reddito di cittadinanza alla sicurezza, dalla Tav (la linea dell’alta velocità ferroviaria Torino-Lione) ai termovalorizzatori per smaltire i rifiuti urbani, dalla liberalizzazione della cannabis alle trivelle petrolifere. La linea del Nord produttivo della Lega va in rotta di collisione con l’impostazione pro Sud, ambientalista e assistenzialista del M5S. Salvini ha alzato il tiro attaccando Virginia Raggi: la sindaca grillina di Roma «non sembra saper gestire la normale vivibilità della città». I vertici a Palazzo Chigi tra Conte e Di Maio, da una parte, e Salvini, dall’altra, diventano sempre più frequenti per appianare i contrasti ed evitare una crisi di governo.
Grillini e leghisti spingono sull’acceleratore dei rispettivi cavalli di battaglia in vista delle prossime elezioni regionali e del voto europeo di maggio. Tra i cinquestelle s’insinua la paura, sembra condivisa da Grillo, che il segretario della Lega e ministro dell’Interno (forte dei sondaggi favorevoli) possa spingere per una crisi per arrivare ad un nuovo esecutivo con Silvio Berlusconi o alle elezioni politiche anticipate.
La situazione è in movimento. La grande novità è destinata a pesare: Grillo e Renzi, da sempre acerrimi avversari, ora hanno firmato lo stesso “Patto per la scienza”. È una singolare coabitazione, forse è il preludio di nuovi equilibri politici e di governo tra i cinquestelle e i democratici.