Così Roberto Rossini, presidente delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà, variegato cartello di organizzazioni, commenta la nuova misura presentata ieri a Palazzo Chigi al termine del Cdm. “Ci sono aspetti positivi e negativi, ma viene meno una preziosa collaborazione”
ROMA – Sono stati citati i Centri per l’impiego, le Agenzie per il lavoro, i servizi sociali dei Comuni, gli enti di formazione, anche le imprese, ma del terzo settore, durante la conferenza stampa di presentazione del Reddito di cittadinanza tenutasi ieri, giovedì 17 gennaio, a Palazzo Chigi, non se n’è proprio parlato. Tra i dettagli della nuova misura snocciolati dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio, il grande assente sembra essere stato proprio il mondo del sociale, riportando nell’ombra quanto fatto col Reddito di inclusione (Rei) che aveva coinvolto per la prima volta il terzo settore nella presa in carico dei beneficiari a livello territoriale. “Mi spiace perché viene meno una collaborazione credo molto preziosa e anche molto competente”, commenta Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà e presidente nazionale delle Acli. “Il terzo settore fa un passo indietro – aggiunge -. Non è chiamato in causa in maniera diretta. Lo sono più le aziende, che godono di alcuni vantaggi, del terzo settore. Immagino che si tratterà anche di cooperative, ma il terzo settore è più delle cooperative. Questo è un bel problema”.
In merito alla nuova misura, per Rossini restano i nodi evidenziati già durante il dibattito creatosi attorno alle prime bozze del decreto, ma la posizione del ministro Di Maio, al termine del Cdm, lascia poco margine di manovra. Per il vice presidente del Consiglio, il Reddito di cittadinanza sarà “prima di tutto una misura di reinserimento nel mondo del lavoro”. “Noi abbiamo qualche dubbio su questo approccio – ha spiegato Rossini -, perché per quello che noi conosciamo sul tema della povertà, le persone non sono povere solo perché non hanno un lavoro, ma perché non ce la fanno proprio a lavorare. Se pensiamo a situazioni di dipendenza, di carichi familiari difficili, di malattia, il problema non è l’offerta di lavoro. Il problema è che queste persone non possono lavorare proprio. Ci sembra che venga messo in discussione uno dei principi cardine della lotta alla povertà, ovvero l’approccio multifattoriale. Non si può giocare tutto sul tema del lavoro”.
E non basta, per il portavoce dell’Alleanza, prevedere diversi canali per i beneficiari attraverso l’introduzione di “patti” che dovranno sottoscrivere a seconda della condizione di partenza. “È vero, c’è una governance duale e due percorsi – sottolinea Rossini -. Uno che va verso i Comuni e l’altro che va verso i Centri per l’impiego, ma è assolutamente evidente che nel decretone che c’è una forte supremazia dei Centri per l’impiego. Al Comune vanno i casi difficili. Su questo noi esprimiamo parecchi dubbi. I Comuni che invece erano i protagonisti assoluti del Rei devono cedere il passo ai Centri per l’impiego”. Dubbi enormi anche sulla questione del requisito dei dieci anni per gli stranieri. “È incoerente anche solo con la normativa vigente – aggiunge Rossini -. Infine, c’è anche la questione delle famiglie numerose. Probabilmente bisognerebbe aumentare i coefficienti se aumenta il numero dei figli”. Qualcosa di buono nel Reddito di cittadinanza, tuttavia c’è. “Gli aspetti positivi sono essenzialmente due – sottolinea Rossini -. Il primo è quello di aver preso seriamente in mano il tema dei Centri per l’impiego e aver cercato di dare un’orientamento al passo coi tempi. Questo è sicuramente positivo, così come lo stanziamento economico”.
Ora sul Reddito di cittadinanza si spera possa esserci almeno un minimo di spazio per poter intervenire, spiega Rossini. “Noi faremo degli emendamenti – aggiunge -. Chiederemo di essere auditi per provare a cambiare il testo e riportarlo, nell’approccio alla povertà, in una maniera più simile al Rei. Non è una lotta tra Rei e Rdc. Si possono trovare degli elementi di compatibilità. I soldi ci sono. L’obiettivo è lo stesso. Condividendo gli obiettivi si può fare una riflessione anche sul modo con cui arrivarci”. La strada del dialogo, tuttavia è in salita, ammette Rossini. “Noi non abbiamo un rapporto positivo o negativo con il governo. Non ce l’abbiamo – chiosa il portavoce dell’Alleanza -. Abbiamo chiesto più volte al ministro di incontrarci, abbiamo avuto modo di fare un incontro col capo di gabinetto, ma un confronto sui contenuti non l’abbiamo mai avuto. Siamo stati indirizzati al Parlamento, a portare lì i nostri emendamenti e seguiremo questa strada”. (ga)