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Operazione a Latina contro una delle maggiori sacche di sfruttamento del lavoro in agricoltura

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Era “un’associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di una serie indeterminata di reati” quella che gestiva la somministrazione di lavoratori agricoli a Latina con un trattamento economico e sindacale al di fuori di qualunque regola. L’operazione “Commodo”, che include sei persone arrestate e cinquanta indagati, ha messo nero su bianco su un atto giudiziario quello che da anni è sotto gli occhi di tutti, ossia la presenza a Latina di una delle maggiori sacche di sfruttamento del lavoro in agricoltura di tutto il Paese, paragonabile a quelle accertate in Puglia, Sicilia, nel salernitano. Nel caso pontino, però, ci sono almeno un paio di elementi ulteriori che rendono bene il calibro del problema. Il primo: questa indagine ha definitivamente chiarito che se a Latina ci sono ventimila schiavi (circa) in agricoltura e se si è arrivati agli arresti dopo anni di denunce sociali e giornalistiche è perché i caporali e le aziende che operano illecitamente hanno potuto beneficiare di potenti coperture. Tra i sei arrestati ci sono, infatti, l’ispettore del lavoro Nicola Spognardi, e il segretario provinciale della Fai Cisl (l’organizzazione di categoria dei braccianti), Marco Vaccaro. Un complesso e funzionale sistema di coperture su contratti fasulli e omissioni, unito alla lentezza burocratica degli accertamenti, ha consentito che il caporalato in quella provincia diventasse strutturale e sfacciato. Dunque impunito. Fino a due giorni fa. Il secondo elemento caratterizzante di questa storia è l’entità economica del settore in cui avviene lo sfruttamento dei lavoratori: l’agricoltura è la seconda voce di pil provinciale a Latina, dopo quella prodotta dalle multinazionali chimico-farmaceutiche; inoltre: le esportazioni dei prodotti agricoli crescono più di tutte le altre, più del farmaceutico che va bene ma è stabile. Quindi la voce più ricca dell’economia locale è anche quella dove avviene il peggiore trattamento dei lavoratori, anzi quel segmento è fortemente condizionato da illegalità al limite dello schiavismo, senza contare gli effetti strettamente finanziari per l’evasione fiscale e contributiva. Una “nuova bonifica” applicata all’agricoltura pontina sarebbe necessaria, tanto più che c’è un anche un terzo livello di illegalità: il trasporto dell’ortofrutta e dei fiori (altro settore d’eccellenza a Latina) “copre” uno dei più grandi business del traffico di stupefacenti in Europa. Quasi la metà dei vettori su gomma della frutta (via Spagna) e dei fiori (via Amsterdam) mette un carico di cocaina e/o hascisc sotto il carico di frutta e/o fiori. Il trasporto di prodotto fresco su gomma, che ha il suo principale punto di stoccaggio nel Mof di Fondi, è controllato da un cartello di clan campani e ndrine calabresi. In questo senso si può dire che la criminalità organizzata ha messo i suoi tentacoli attorno all’intera filiera dell’agricoltura pontina, dalla schiavizzazione dei braccianti, all’imposizione dei prezzi ai piccoli e medi produttori, alla gestione della droga con il trasporto del prodotto fresco, che ha anche il vantaggio di passare con più facilità alle dogane perché si tratta di merce deperibile. Aver descritto per anni le terribili condizioni dei lavoratori agricoli pontini, in larga misura immigrati e, ora si sa, anche ospiti dei Cas dei Ministero dell’Interno, è servito alle indagini serie e rigorose, fino agli arresti di questi giorni. Ma non è finita, è evidente. Il risultato cui si è giunti è frutto di un processo cognitivo che ha goduto di voci autorevoli come quella di Marco Omizzolo, il sociologo che per primo ha vissuto da “infiltrato” tra i braccianti agricoli indiani e che quindi ha subito sulla sua pelle il trattamento dei “padroni”. A fine dicembre Omizzolo è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica da parte del Presidente Sergio Mattarella proprio per il suo impegno contro il fenomeno dello sfruttamento e in favore dei diritti dei lavoratori. Circa dieci giorni dopo in Prefettura a Latina, la Regione Lazio e tutte le organizzazioni economiche e sindacali hanno firmato un protocollo contro il caporalato. La settimana successiva sono arrivati i sei arresti dell’indagine “Commodo”. La sequenza temporale ci dice che senza le denunce di Marco Omizzolo e senza la scelta precisa e simbolica del Presidente Mattarella questa svolta a Latina non sarebbe stata possibile.


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