Liquidare l’indicazione di Lino Banfi alla commissione italiana dell’Unesco con una battuta è una tentazione ovvia, un riflesso spontaneo. E invece non c’è da fare battute e non c’è niente da ridere. Lino Banfi ha detto con chiarezza il motivo per cui è stato scelto, non è un “professore”, cioè non è un uomo di cultura, non uno che ha una competenza sui temi di cui tratta l’Unesco. L’Unesco è l’organizzazione delle nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Lino Banfi è un simpatico attore dialettale non di prima grandezza che ha avuto un grande rilancio grazie alla serie TV della Rai “Un medico in famiglia”. Punto. Mandarlo all’Unesco a nome del governo italiano ha un significato preciso e si inquadra in un progetto politico che soltanto chi vuole chiudere gli occhi non riesce a vedere: la mortificazione di chiunque sia portatore di cultura e di competenze. Un percorso cominciato e coltivato dalle Tv di Berlusconi ormai da 25 anni, che ha forgiato le nuove generazioni mandando loro il messaggio che conta solo l’apparire e non conta saper fare qualcosa. Adesso siamo al culmine: la cultura, il sapere, il ragionamento, la mediazione, sono i veri nemici di questa classe politica populista nel senso peggiore del termine, ignorante nel senso etimologico della parola, incompetente, prepotente e che opera cercando di azzerare tutto ciò che è di ostacolo alla propaganda continua, martellante e menzognera che viene fatta soprattutto attraverso lo strumento dei social sulla rete. Prenderne atto e reagire non è semplice. Sento nelle orecchie i ritornelli…che ce ne importa di Banfi, si faranno male da soli, i problemi sono altri…si, i problemi sono altri perché questa strategia è propria dei regimi autoritari e ormai è difficile non vedere che i capisaldi della democrazia liberale sono sotto attacco e cominciano a cedere. In questo quadro a me non fa ridere neanche Banfi, lo vedo come un tassello di un disegno del quale fa parte la schedatura dei componenti del consiglio superiore di sanità, l’attacco a Baglioni e via di questo passo. Ricordo che per far inserire le teche della Rai nel registro della memoria d’Italia dell’Unesco, quasi 20 anni fa, lavorai con l’allora presidente della stessa commissione in cui andrà Banfi, si chiama Tullio Gregory. Non ci sono commenti da fare. E penso al profetico “Ve lo siete meritato Alberto Sordi” di Nanni Moretti, ma avercelo adesso Alberto Sordi!