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Lirio Abbate: “Puntano i giornalisti perché raccontano i fatti, quelli scomodi”. Oggi alle 10.30 tutti al Nuovo Sacher

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“E’ semplice: qui è sotto attacco il giornalismo che è fastidioso per queste persone, le quali, quindi, reagiscono applicando metodi criminali, da fascisti, da mafiosi”. Così Lirio Abbate riassume il rapporto tra nuovi fascisti e giornalisti. Sì è vero, è qualcosa di “semplice”, già visto con la mafia, eppure è un pugno allo stomaco l’atteggiamento adottato dalla destra spietata e sdoganata che avanza in Italia. Dopo l’ultima aggressione avvenuta al Verano contro due giornalisti de L’Espresso che stavano solo documentando un fatto di cronaca, questa mattina il giornale ha dato appuntamento a tutti per un evento che si tiene al cinema Nuovo Sacher (e in diretta streaming anche sul sito de L’espresso), dalle 10.30. Tra le voci più attese quelle di Zoro, Fabrizio Gifuni, Michela Murgia.
E nel frattempo si continua il lavoro di inchiesta giornalistica sulla destra profonda che riemerge. Nel numero che va in edicola domenica la copertina ha un titolo che dice molto: “Fasci protetti”, radiografia esclusiva e senza lacune del potere dei fascisti in Italia.
I quali ce l’hanno con i giornalisti, specie alcuni.

“Puntano i giornalisti perché raccontano i fatti, quelli scomodi. – dice Lirio Abbate – Ciò che è successo al Verano è una cosa semplice: c’erano dei giornalisti che stavano documentando un fatto, ossia la manifestazione di un’aggregazione fascista sciolta che si è ricostituita; ed era presente un sorvegliato speciale che lì non ci poteva stare. Questo ha rilevanza giornalistica, al di là degli aspetti penali o dei risvolti sui controlli. Si stava documentando una notizia e, come si sa, le notizie sono sgradite alle organizzazioni criminali. Per loro l’attività giornalistica documentata è un problema e quindi reagiscono nel modo che conoscono, distruggono le prove con la violenza, dove possono. Infatti che cosa hanno fatto al Verano? Hanno distrutto le schede con foto e video. Se non c’è la prova video, c’è minore reazione anche a livello sociale e politico”.
Ma non è tipica della mafia questa modalità?
“E’ tipica dei criminali, odiano e temono chi documenta. E’ stato così con Spada, con Carminati, con i mafiosi in genere. Il metodo è sempre lo stesso. Reazioni violente. La testata a Daniele Pervincenzi che cosa è stata? Un gesto violento per bloccare chi documenta le notizie. Solo che in quel caso c’era il video della testata e la reazione popolare è stata amplificata, tutti hanno visto le immagini e nessuno ha potuto dubitare, dire: ‘forse non è andata così'”.

Voi continuate le inchieste sui nuovi (e vecchi) fascisti, ovviamente.

“Certo che si continua. Riflettori accesi e racconto rigoroso dei fatti, documentando sempre tutto, come per la manifestazione del Verano”


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