Secondo Stefano Folli (Repubblica di ieri) i 5stelle al governo smentiscono se stessi perché “la forza delle cose impone una convergenza nelle politiche a cui finiscono per adeguarsi tutti i governi, che siano di centrosinistra o di centrodestra”.
Che cosa intende dunque Folli per “forza delle cose” ?
Non l’urgenza delle grandi scelte che sono di fronte al mondo contemporaneo: dagli effetti di una globalizzazione mal guidata all’ambiente sempre più minacciato dal cambiamento climatico, dalla crescita delle disuguaglianze alla rivoluzione tecnologica e digitale alla disoccupazione e al lavoro precario.
Questi semmai sono i temi indicati per anni dalla propaganda grillina per i quali i Cinquestelle avevano conquistato un terzo dell’elettorato alle elezioni del 4 marzo.
No, la “forza delle cose” a cui è giocoforza adeguarsi sarebbe l’attuale modello di sviluppo, produzione e consumo. Sarebbe il neoliberismo, più o meno ammorbidito dal welfare, che il neocapitalismo finanziario continua implacabilmente ad imporre al pianeta come se fosse una legge di natura.
Porsi l’obbiettivo di un cambiamento radicale di sistema visto il suo evidente fallimento rappresenta, secondo Folli e la narrazione blairiana che ha portato al declino della sinistra in Europa e al ritorno dei populismi, un ‘ingenuità degna di Don Chisciotte. Può darsi che oggi sia così , ma non confondiamo la forza delle cose con la debolezza della politica. Le parole sono importanti.