L’incontro che si è tenuto presso la Fondazione Museo della Shoah non ha bisogno di commenti, ma di molti grazie: innanzitutto alla presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che ha compreso bene lo spirito della richiesta di una iniziativa che riunisse il filo della memoria con la crescente deriva fascista e antisemita; grazie al presidente della Fondazione, Mario Venezia, che, nonostante sia in corso la preparazione di una mostra (che sarà inaugurata domenica mattina e che visiteremo senz’altro e invitiamo a visitare), ha scelto di aprire le sue porte per ascoltarci e raccontarci la memoria che emerge dai documenti che saranno esposti nel museo; grazie al portavoce della Comunità, Daniel Funaro, disponibile e collaborativo nonostante le decine di iniziative che specialmente in questa settimana vedono coinvolti la Comunità e i suoi rappresentanti. Grazie ai ragazzi e ai docenti del liceo Dante Alighieri di Roma, che hanno voluto esserci e portare una testimonianza del loro percorso di studio sulla storia e la memoria, leggendo brani di Piero Gobetti e Antonio Gramsci.
Ma un ringraziamento speciale va a Furio Colombo, giornalista sempre con la schiena dritta ma soprattutto, da parlamentare, il principale promotore della legge che nel 2000 ha istituito il Giorno della Memoria, in Italia ben cinque anni prima di quando fu sancita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Furio Colombo, intervenendo oggi, ma come sempre nella sua lunga attività di giornalista, politico, attivista dei valori costituzionali, ha saputo nel modo più alto tracciare il filo che dalla memoria di quel che è stato conduce a ciò che accade ora accanto a noi. Ricostruendo quanto stava succedendo in quel momento a Castelnuovo di Porto, dove lo sgombero degli ospiti del Cara rievoca, nelle immagini come nella sostanza, altri sgomberi e altri ben più sciagurati spostamenti forzati di esseri umani. E ricordando come leggi razziste di ieri e di oggi passino per l’indifferenza dei più. Una lezione per tutti noi.