[Traduzione a cura di Elena Intra dall’articolo originale di Bérengère Sim pubblicato su OpenDemocracy]
Ogni volta che María Salguero, 40 anni, ha un momento per sé stessa, passa in rassegna i suoi Google Alert e le notizie locali in Messico per cercare segnalazioni riguardanti femminicidi.
Questo insolito “passatempo” è iniziato nel 2016 quando Salguero, attivista per i diritti umani e ingegnere geofisico di formazione, ha deciso di costruire una mappa per rintracciare i casi di femminicidio e colmare così le lacune lasciate dai dati ufficiali.
Il femminicidio è l’uccisione deliberata di una donna o di una ragazza per motivi basati sul genere. UN Women, l’organizzazione per la parità di genere delle Nazioni Unite, sottolinea che questi omicidi legati al genere possono seguire altri atti violenti tra i quali l’abuso domestico, e descrive il contesto in America Latina come caratterizzato da “un’alta tolleranza” nei confronti di tali attacchi, definiti “normalizzati”.
In un caffè nel centro di Città del Messico all’inizio di quest’anno, Salguero mi ha raccontato che “aveva già lavorato a una mappa di persone scomparse [in Messico]“, riferendosi alle decine di migliaia di donne, uomini e bambini scomparsi nel Paese che si ritiene siano stati rapiti e probabilmente torturati o uccisi. Nel 2018, i dati del Governo hanno contato oltre 37.000 “desaparecidos”.
Mentre stava lavorando a questa mappa – racconta – “aveva notato che c’erano sempre più articoli su donne che venivano uccise“. Nello stesso periodo inoltre, alcuni suoi amici giornalisti le avevano riferito di avere difficoltà a quantificare e rintracciare il numero di femminicidi.
“Costruire un database non è poi così difficile, nemmeno georeferenziare, ho detto loro… Ne inizio uno mio“, ha spiegato la donna. Negli ultimi due anni, il suo lavoro ha avuto un impatto significativo. Ad esempio, i media messicani hanno citato i suoi dati, ed è stata invitata negli Stati di Quintana Roo, Michoacán e Zacatecas per presentare i risultati del suo lavoro ai Governi locali.
Recentemente El Universal, uno dei più importanti quotidiani nazionali messicani, ha descritto il progetto di Salguero come “una fonte importante di consultazione in contrasto con le cifre ufficiali, che cercano di minimizzare il problema degli omicidi basati sul genere”.
Progetti come questi, basati sull’aggregazione di notizie, sono “così importanti“, ha aggiunto Carolina Torreblanca, direttrice dell’analisi dei dati presso il gruppo della società civile Data Cívica, a Città del Messico, perché “forniscono un contesto attorno al femminicidio che i dati ufficiali invece non danno“.
Salguero mi ha mostrato la sua mappa contrassegnata da codici a colore, le informazioni che raccoglie e come classifica i casi. Passando il mouse su diverse città e regioni del Messico si visualizzano cerchi rossi di varie dimensioni che indicano quanti casi di femminicidio sono stati registrati… Continua su vociglobali