BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Dio, patria, famiglia: Presa diretta svela l’alienazione parentale e il ddl Pillon, ma quali sono i progetti del sovranismo sulle donne?

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Ieri sera è stata data finalmente voce a quelle mamme che non si lamentano di dormire in macchina, che non rilasciano interviste per dire che vanno alla Caritas per mangiare, ma che hanno vissuto la tragedia di vedere i figli strappati dalle loro braccia e rinchiusi in casa famiglia per aver denunciato i propri partner per maltrattamenti o abusi in famiglia. Lo ha fatto Giulia Bosetti che nella sua inchiesta “Dio Patria Famiglia”, andata in onda ieri sera su Raitre a “Presa diretta” di Riccardo Iacona, fa un percorso a ritroso che partendo dal progetto di riforma della famiglia ideato e portato avanti dal senatore leghista Simone Pillon, insieme alle associazioni dei padri separati, arriva a quello che è il vero progetto di restaurazione che si propone di ripristinare “un ordine” in cui i princìpi della Chiesa cattolica diventino punti fondanti della politica, con l’effetto di uno smantellamento sistematico dei diritti, a partire da quelli delle donne. Un progetto in cui Lega Nord e l’estrema destra rappresentano il punto d’incontro più alto, in uno schieramento trasversale che ha già in sé il superamento dell’attuale alleanza di governo – tra Lega e il Movimento 5 stelle – in vista di una virata a destra molto più profonda che non si sta svolgendo solo in Italia ma in tutta Europa e nel mondo, con governi come quello polacco o ungherese, ma anche sul modello di Trump e del suo mentore Steve Bannon (ora a Roma per forgiare una nuova classe politica di destra in Italia con l’appoggio della Chiesa), o il novello presidente Bolsonaro in Brasile.

Uno dei sintomi più forti di questa virata che mette al centro i valori della cristianità come baluardi di una politica di restaurazione – non meno pericolosamente di quello che fa la sharia in alcuni paesi islamici invisi a questi stessi gruppi politici – è l’attacco ai diritti e all’autodeterminazione delle donne che vediamo srotolarsi con vecchi copioni in luoghi, come l’Italia, dove all’attacco all’interruzione volontaria di gravidanza regolata dalla legge 194, si aggiunge una continua minimizzazione della violenza maschile sulle donne, soprattutto quella domestica (la famiglia non si tocca anche se ci scappa la morta), e l’attacco a sfere private come la decisione di chiudere una relazione con un divorzio (che è un diritto), fino alla riabilitazione del pieno potere maschile nei confronti della “propria” donna e di quella prole che lei ha procreato per lui. Quello che in poche parole può essere riassunto come il tentativo di un totale ripristino della patria potestà, cancellata da tempo dal nostro ordinamento, con la ricomposizione della famiglia tradizionale in cui non solo ci sia un uomo e una donna, ma in cui l’uomo sia padrone totale e incondizionato sia della moglie, che sta a casa a svolgere lavori domestici, riproduttivi e di cura, sia dei figli che in ogni modo dovranno essere sottomessi al volere del padre-padrone, anche se violento e abusante, in quello che sembra un ritorno al Medio Evo.

Cose dell’altro mondo che invece prendono corpo nell’analisi puntuale che Giulia Bosetti fa del disegno di legge 735 proposto da Pillon in senato, in cui ai bambini verrebbero imposti padri anche abusanti e maltrattanti grazie agli articoli 11 e 12 dell’articolato, ma nei racconti delle madri alle quali finora non era stata data voce e che invece raccontano storie agghiaccianti di sottrazione dei propri figli in nome di malattie e teoria inesistenti. Donne alle quali è stato portato via il diritto di crescere i propri figli senza accuse fondate sui fatti, ma perché accusate di patologie come isterismo o morbosità, oppure stigmatizzate attraverso l’alienazione parentale, con Ctu (Consulenze tecniche d’ufficio) su cui troppo spesso si basano i giudici senza approfondire le circostanze reali di vita dei bambini, diventando complici di una scuola che ormai con questi concetti ha creato un business tra psicologi, psichiatri e avvocati compiacenti con padri spesso abusanti o maltrattanti che vogliono farla pagare a quelle mogli che si sono ribellate al loro giogo, andando via e denunciandoli.

Una sindrome inesistente, la Pas (Parental Alienation Syndrome), mai dimostrata e partorita dalla mente di uno psichiatra americano, Richard Gardner, che teorizzava come normale la pedofilia, e che silenziosamente si è inserita nelle aule di tribunale e che da anni toglie a molti bambini la possibilità di crescere con la propria madre. Attraverso un ribaltone degno della commedia dell’arte, Bosetti svela come dietro quel lamento dei padri separati che rivendicano il diritto di vedere i propri bambini tenuti segregati da madri malevoli, si nasconda invece una grave violazione per cui, in nome di una patria potestà reclamata a gran voce, sta diventando consuetudine nei tribunali togliere i minori alle madri (cosa che prima della legge sull’affido sembrava impossibile in Italia), collocandoli in casa famiglia o direttamente dal padre rifiutato, anche in presenza di abusi e violenze condannati in penale, e questo perché la madre, nel momento in cui allerta su una violenza, in realtà mente e parla male del padre manipolando così il bambino. E senza indagare se quelle accuse siano davvero prive di fondamento o meno, forze dell’ordine e assistenti sociali si presentano a casa o a scuola, per prelevare forzosamente questi minori.

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Come sottolinea il giudice del tribunale di Milano, Francesco Roia, nella sua intervista, la violenza domestica in Italia non solo non è riconosciuta ma il dialogo tra tribunale penale, che condanna i maltrattamenti, e il civile, che decide l’affido condiviso, sembra inesistente. E questo grazie a Ctu su cui appunto troppi giudici si basano per togliere i figli al genitore accudente, quasi sempre la madre, accusata di parlare male dell’altro genitore anche, e soprattutto, se questo è accusato di violenza domestica.

La dottoressa Serenella Pignotti e l’avvocato Andrea Coffari ci accompagnano nel tunnel dell’orrore spiegando cosa c’è dietro le storie di quella mamma che si è vista strappare le bambine fuori dalla scuola, e dietro quella mamma alla quale i servizi sociali hanno detto che i suoi figli si sarebbero dovuti scordare della madre: un costrutto che da anni sconvolge la vita di questi bambini e su cui non solo ancora nessuna autorità è intervenuta ma addirittura la si vuole introdurre in una legge dello Stato, dimostrando aspetti persecutori e punitivi verso le mamme e le donne che si ribellano al padre-padrone.

La tragedia di Antonella Penati, che si è vista uccidere il figlio Federico in una struttura protetta da quel padre che lei stessa aveva denunciato perché non creduta dai servizi che l’avevano bollata come “esagerata” e “alienante”, è la punta di un iceberg dove la parola della donna non conta e dove è lei la responsabile del rifiuto del bambino e quindi da punire: una grave rivittimizzazione che permette che questi bambini vengano uccisi senza che questo porti i giudici a riflettere sulle sentenze che emettono.

Un circo degli orrori che diventerebbe un inferno in Terra nel caso in cui il ddl Pillon, che disciplina queste eventualità negli articoli 17 e 18, diventasse legge. Emblematici a questo proposito sono, nell’inchiesta, le parole di chi ha contribuito a scrivere questo progetto di legge e che da anni si dà da fare in parlamento: il pediatra, nonché padre separato, Vittorio Vezzetti, che in una breve comparsa praticamente cancella il femminicidio e lo bolla come un fenomeno irrisorio nel nostro Paese (dove una donna viene uccisa ogni due giorni e 7 milioni  subiscono violenza con un sommerso del 93%), ma soprattutto il neuropsichiatra infantile Giovanni Camerini che senza battere ciglio conferma che i danni teorici che deriverebbero dalla Pas sono sempre più gravi del danno reale che si fa a un bambino allontanandolo dal genitore accudente, e mette a punto un colpo da maestro, trasformando in due battute quella che è partita nel 1985 come sindrome – poi diventata semplice alienazione parentale in quanto indimostrabile e rifiutata dalla comunità scientifica – a semplici condotte comportamentali che possiamo chiamare come ci pare: una cosa vaga su cui lui e i suoi amici manderebbero la gente in galera, in quanto valutata come vera violenza a differenza di quella denunciata dalle donne che invece sarebbero tutte false accuse.

Un leitmotiv confermato da Vincenzo Spavone, presidente della GESEF – una delle prime associazioni di padri separati – che nell’inchiesta di Bosetti nega il femminicidio e dichiara apertamente che la violenza domestica “ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo”: gravissime affermazioni (contestate anche nel video) in netto contrasto con i dati Istat e con le indagini della Nazioni Uniti che, tra l’altro, hanno già criticato e chiesto chiarimenti all’Italia sul DDL Pillon per le possibili violazioni dei principi sottoscritti dall’Italia in diverse convenzioni internazionali sui diritti umani.

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Ma chi sono veramente gli estensori di questa proposta di legge e le associazioni che cercano di far diventare legge l’alienazione parentale, che tra tutti i punti del DDL 735 è quello a cui mirano in maniera inesorabile da anni? E quale legame hanno queste persone con chi ha usato in Italia la Pas per scagionare uomini accusati di pedofilia? 

E cosa si cela dietro l’attacco all’autodeterminazione delle donne a partire dalla costrizione a procreare fino alla sottomissione totale in una famiglia dove il capo è inequivocabilmente il maschio e i figli sono di sua proprietà? E che legame c’è tra il sovranismo e l’attacco ai diritti delle donne?


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