In questo preciso istante, mentre leggete questo articolo, è in corso il più grande attacco della libertà nella storia dell’uomo. Si chiama Sistema sociale di credito e sta accadendo in Cina: avviato nel 2014 soltanto in alcune zone del Paese, sarà presto pronto per l’estensione nazionale nel 2019.
Implementato dal Governo cinese, il Sistema sociale di credito è un programma di valutazione e reputazione dei cittadini cinesi, sviluppato con un’avanzata tecnologia di analisi di big data e alimentato da un piano di sorveglianza di massa degno dei romanzi distopici di Huxley e Orwell. Se vi foste mai chiesti in che modo tecnologia e potere possano mettere in scacco matto i diritti umani, la riposta la trovate in queste righe.
Immaginate di aver pubblicato online un commento critico nei confronti del governo del vostro Paese; immaginate di aver attraversato la strada al di fuori delle strisce pedonali, di aver acceso una sigaretta in una zona con divieto di fumo, oppure di essere passati ad un incrocio con il semaforo rosso, o di aver scaricato troppi giochi perditempo sul vostrosmartphone. Ora immaginate che in un server controllato dal Governo tutte queste azioni sono state schedate e valutate, contribuendo a generare una valutazione a punteggio dei vostri comportamenti sociali. Queste valutazioni hanno un impatto sulla vostra vita quotidiana: se avete troppi punti negativi, conseguenze di azioni scorrette (secondo il software), non potete acquistare un biglietto aereo oppure prenotare una stanza in un hotel. Il vostro tempo di attesa per gli interventi chirurgici si prolunga, il costo delle vostre bollette aumenta e non vi sono concessi prestiti o mutui dagli istituti di credito e banche.
Se i punti totali che avete sono molto bassi, allora sarete inseriti in una lista nera disponibile online e accessibile da chiunque: tra le altre cose, non avrete la possibilità di studiare in università (e nemmeno i vostri figli) e non avrete la possibilità di ottenere un lavoro ben pagato. Se invece i punti totali sono alti, allora pagherete meno tasse allo Stato, godrete di sconti e benefici in tutti i servizi convenzionati pubblici e privati e persino il vostro profilo sui siti d’incontri avrà molta più visibilità.
Questo sistema funziona tramite due fonti: la prima è la raccolta delle informazioni, la seconda è l’elaborazione informatica. La prima fonte vede circa 180 milioni di telecamere controllare 24 ore su 24 almeno 1.3 miliardi di persone, il 93% della popolazione cinese, tramite un avanzato software d’intelligenza artificiale che riesce a riconoscere nome, cognome e attività in svolgimento degli individui nei coni visivi. Per alimentare il Sistema sociale di credito, il Governo ha pianificato di raggiungere quota 626 milioni di occhi digitali entro il 2020. Questa tecnologia non è ristretta alla Cina soltanto, infatti Kenya, Etiopia, Ecuador, Brasile e Regno Unito hanno già acquistato lo stesso software dai cinesi.
Una volta che le informazioni raccolte sono elaborate, esse vengono inviate ai server governativi del Sistema sociale di credito, che valuta i comportamenti degli individui secondo una raccolta e analisi massiva di big data, cioè ulteriori informazioni collezionate dalle attività dei cittadini in rete.
Il Governo, monopolizzato dal Partito comunista cinese, ha dichiarato di confidare nell’effetto che ha ed avrà il Sistema nell’accrescere la fiducia sociale, un valore culturale fondante della Repubblica popolare. Le conseguenze di questo sistema sono una drastica riduzione della criminalità, sia di strada che finanziaria, e un modellamento di una società obbediente a una tirannia informatica.
Il giornalista Liu Hu, personalità nota nella lotta alla censura governativa cinese, ne è già stato vittima: «Non c’era nessun file, nessuna autorizzazione della polizia, nessuna notifica preventiva ufficiale. Mi hanno semplicemente escluso dalle cose cui un tempo avevo diritto. Quello che fa davvero paura è che non c’è niente che tu possa fare al riguardo. Non puoi segnalare a nessuno. Sei bloccato in mezzo al nulla». Come Hu, altri 8 milioni di cinesi.
Quanto dobbiamo aspettare ancora per evitare che questo attacco alla libertà accada anche a casa nostra?