Roxana Roman dice che il merito di essere diventata Cavaliere della Repubblica Italiana su decisione del Presidente Sergio Mattarella non è tutto suo. A caldo, dopo la nomina aveva scritto: “Ci sarebbe una grande lista di persone da premiare, che hanno preso posizione, e che hanno combattuto perché tutto questo succedesse”. La barista rumena che non ha chiuso gli occhi davanti alla prepotenza del clan dei Di Silvio conserva la sua umiltà anche adesso che è diventata oltremodo “famosa”.
Cosa ha fatto di speciale la 34enne rumena? Niente, ha “solo” creduto nello Stato, in questa Repubblica che ora l’ha premiata. Gestisce un bar nel quartiere della Romanina, un luogo spietato della Roma profonda, asservito al clan. E dove lei ha trovato il coraggio di denunciare. E’ accaduto ad aprile scorso: due giovani componenti del clan Di Silvio erano in fila per le consumazioni ma volevano essere serviti per primi in segno di rispetto. I titolari hanno continuato a osservare e rispettare i clienti in fila, sono seguiti insulti, una cliente disabile ha cercato di difendere i baristi ed è stata presa a cinghiate, per punizione. Poco dopo i due membri del clan sono tornati e hanno sfasciato il bar. Per dare una lezione e ribadire chi comandava da quelle parti. Tutto questo è stato ripreso dalle telecamere e Roxana e il marito hanno denunciato l’accaduto. E grazie alla loro denuncia Enrico, Vincenzo e Alfredo Di Silvio sono stati condannati per i reati commessi in quel locale. Ma la sentenza non è stato che l’effetto “minore” perché Roxana Roman è diventata il simbolo della lotta tra legalità e mafia romana, tra libertà e soprusi. La giovane barista, oggi, a chi le chiede come si sente dice che ha fatto solo il suo dovere, ciò che dovrebbero fare tutti e che se tornasse indietro non esiterebbe a fare lo stesso. Dopo l’aggressione di aprile il bar della Romanina è diventato non solo luogo di numerose manifestazioni ma una tappa di legalità, punto di partenza di un percorso di rinascita di quella parte di Roma, un percorso non breve né semplice. Ma che è iniziato.
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