Partecipare all’evento organizzato dalla FNSI e Articolo 21 con la Comunità Ebraica in occasione della Giornata della memoria è stato per noi studenti del Liceo Dante Alighieri motivo di particolare orgoglio. Ha rappresentato il coronamento di un percorso iniziato, insieme ai professori Gabriella Saponaro e Giancarlo Burghi, con la partecipazione al progetto “Rileggiamo l’articolo 21”.
La testimonianza di figure così devote alla propria professione ci dimostra ancora una volta quanto sia importante salvaguardare la libertà garantita dalla Costituzione, in qualunque forma si possa manifestare: le minacce e le aggressioni indirizzate a molti giornalisti non sono altro che un vile attentato a questa stessa libertà, che noi abbiamo l’obbligo di difendere e sottrarre all’indifferenza dei più.
Amore per la libertà significa anche amore per la verità e per la memoria: è stata la connivenza di chi ha preferito il silenzio e l’oblio a causare gli orrori passati e recenti della nostra storia. A maggior ragione occorre essere vigili e consapevoli, oggi.
Ringraziamo sentitamente tutti coloro che sono intervenuti, in particolare Furio Colombo che con il suo autorevole e appassionato intervento, ci ha offerto preziosi spunti di riflessione.
Le studentesse e gli studenti del Liceo Dante Alighieri:
Iris Furnari, Tiziana Diko, Emanuele Nuzzi, Brando Fritella, Elena Cozzi, Aurora Arabia, Benedetta Silenzi, Cecilia Riciniello, Giulia Garofani, Dilini Thanthirige,
Riteniamo che l’indifferenza sia il vero male che affligge oggi, come ieri, molte coscienze. Per questo abbiamo offerto all’attenzione del pubblico il celebre testo di Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti (1917), di cui riportiamo un passaggio:
Odio gli indifferenti. Credo che vivere vuol dire essere partigiani. Non possono esistere i solamente
uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare.
Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
Indifferenza è il peso morto della storia, la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in
cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la
difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi
gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa
indifferenza, di questo assenteismo. […]
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando
conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone
quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere
inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.