C’era un modo per rimediare all’assurdità della condanna inflitta in primo grado il 25 dicembre 2018 ad Adlène Mellah, direttore dei portali Algerie direct e Dzair Press. Ma il 23 gennaio una corte d’appello algerina l’ha mancato, confermando la condanna del giornalista a un anno di carcere e a una multa equivalente a circa 800 euro per “ribellione” e “riunione non armata”.
Adlène era stato arrestato il 9 dicembre 2018 mentre stava seguendo una protesta di 200 persone convocata ad Algeri per protestare contro l’arresto del cantante Rada Hmimid, alias Reday City 16.
Non c’è stata altra imputazione nei confronti di Adlène, se non la sua mera presenza alla manifestazione che, in base a un decreto del 2001, è vietata come ogni altra protesta.
Dal giorno dell’arresto Adlène è in isolamento. Il motivo non è noto. Il 26 dicembre, 24 ore dopo la condanna in primo grado, ha intrapreso uno sciopero della fame. Da allora ha perso oltre 14 chili di peso. Solo il 20 gennaio, dopo una visita dei suoi familiari, ha accettato di fare trasfusioni che contengono sale, glucosio e vitamine.
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