Le bombe sganciate dalla coalizione saudita colpiscono non solo obiettivi militari ma anche funerali, ospedali e scuola bus. Le condanne dell’Onu non si contano più, cadute nel vuoto come ogni tentativo di fare informazione sulla guerra in Yemen, conflitto forse più dimenticato degli altri, mattatoio desertico dove si svolge una guerra per procura tra le potenze sunnite del Golfo e l’Iran.
Conflitto che viene alimentato anche da un poco noto “made in Italy”.
Nonostante le 185 del 90, legge disattesa ma che vieta di fornire armamenti a Paesi in guerra o rei di violazione dei diritti umani, le bombe prodotte in una fabbrica di Domusnovas, Iglesias, Sardegna sud-occidentale, finiscono sotto i caccia della coalizione a guida saudita per colpire i ribelli sciiti basati nel nord dello Yemen e nella capitale Sana.Nel sulcis iglesiente, la zona forse più povera d’Italia, quando le miniere chiusero (poco dopo sarebbe arrivata anche la fine dell’ industrializzazione “a tempo”) venne promessa la “riqualificazione”. L’unico impianto che ha trovato nuova vita produttivo è stato uno stabilimento dove si producevano mine da cava, riconvertito al bellico poi acquistato dalla tedesca RWM che “firma” le bombe MK80.
Viene difficile da pensare che una produzione del genere sarebbe stata tollerata dall’opinione pubblica tedesca.
Ad Iglesias vince invece il ricatto “etica in cambio del lavoro”, tranne che per un comitato – fatto di forze eterogenee, dai progressisti ai cattolici – che chiede la riconversione della RWM, stabilimento che – per assenso delle autorità locali – si prepara a crescere e triplicare la produzione.Di questo parla il reportage “dalle miniere alle bombe” che ho realizzato per il Tg3 di Giuseppina Paterniti.
È andato in onda sabato 22 (o meglio domenica 23) all’1.10 su RaiTre ed è disponibile su RaiPlay per esser visto in orari più comodi.https://www.raiplay.it/video/2018/12/TG3-Agenda-del-mondo-4f3abca8-ade8-42f5-9c03-8118af6869bb.html?wt_mc=2.app.wzp.raiplay_ContentItem-4f3abca8-ade8-42f5-9c03-8118af6869bb