Marta Strinati è una tuffatrice olimpionica che vive a Barcellona per svolgere gli allenamenti. La sua carriera sportiva viene bruscamente interrotta da un grave infortunio che la costringe a lungo periodo di riposo. Oltre al dramma dell’improvvisa caduta, nell’esistenza di Marta c’è un nuovo vuoto, la morte del padre pittore. La ragazza si trasferisce a Matera nella casa e atelier di suo padre. Durante le passeggiate per le impervie strade del capoluogo lucano, si imbatte nella mostra del giovane pittore Sebastian, uomo magnetico e ombroso. Osservando i quadri esposti nella mostra, Marta resta affascinata dalla figura ricorrente nei dipinti, una ragazza giapponese, musa ispiratrice dell’uomo.
Improvvisamente la modella compare negli spazi della mostra, per uscirne poco dopo. Marta, rapita dall’avvenenza della ragazza, la insegue, ma non riesce a ritrovarla. Nel mezzo della notte, sentendo dei rumori provenire dal piano inferiore della sua casa, Marta si avventa alla porta d’ingresso trovandosi davanti Haru, il soggetto ossessivo delle tele di Sebastian. La giovane chiede ospitalità a Marta perché ha lasciato Sebastian. Da quel momento la narrazione si svolge su due piani: uno mette in scena la fenomenologia dell’amore tra Marta e Haru, l’altro mette in luce il dolore di Sebastian che ha perso sia l’amata, ma, soprattutto, la musa ispiratrice, portandolo a un blocco creativo.
Durante la quieta convivenza tra le due ragazze, viene a far visita a Marta una sua cara amica, Vera, nuotatrice olimpionica. La presenza dell’amica non è gradita da Haru che la vede come un ostacolo al godimento dei momenti d’amore con Marta. La minaccia viene vista in maniera talmente oppressiva che Haru arriva a bruciare i vestiti di Vera spingendola alla fuga.
La passione spinge Marta e Haru, quasi come in un rito esoterico-iniziatico, all’unione. Un rapporto viscerale, totalizzante che induce la ragazza giapponese a mutare taglio e colore di capelli emulando l’atleta olimpionica, ma anche a farsi lo stesso tatuaggio. Quando ormai tra le due ragazze sembra essersi stabilito un equilibrio, Haru scompare nel nulla, Marta prova a cercarla senza successo, quindi si abbandona al dolore. Adesso è lei, come Sebastian, a soffrire per la perdita dell’amata Haru, in un déjà vu esperienziale.
Mentre è in preda all’angoscia, Marta viene raggiunta da sua sorella Muriel che intende trascorrere un po’ di tempo con lei dopo la morte del padre e cercare di vendere la casa-studio a Matera. Mentre Marta va a correre come di consueto, Muriel apre un forziere di famiglia e scopre in una busta un libro su Haru, un quadro dove sono rappresentate sua sorella, la ragazza giapponese e Vera sullo sfondo di Matera e un ritratto che è una copia a matita del dipinto principale della mostra di Sebastian. Le sorelle hanno un confronto e tra le due scoppia la lite. Muriel esce di casa col materiale ritrovato nel forziere e si reca prima al ristorante dove è stato dipinto il quadro che raffigura le ragazze e scopre dal cameriere che Marta in quell’occasione era sola e stordita, come se fosse persa in un suo mondo. Poi si reca da Sebastian da cui apprende che l’incontro tra le due ragazze non ha mai potuto aver luogo perché Haru è morta da prima dell’arrivo di Marta a Matera. Sebastian e Muriel mettono insieme i pezzi della vicenda e correndo in cerca di Marta, la trovano senza vita nel luogo dove è avvenuto il suicidio di Haru.
Un film a metà strada tra dramma psicologico e fantasy, intrigante nelle soluzioni e negli espedienti, ma anche interessante per la duplice interpretazione della trama attraverso due generi cinematografici differenti.
Una pellicola d’autore dove l’arte è coprotagonista insieme alla vicenda di Marta, sia sotto l’aspetto pittorico, da cui prende avvio la narrazione, che dal punto di vista musicale, con una colonna sonora che sottolinea in modo suggestivo situazioni, sequenze e stati emotivi. Altra protagonista del film è Matera con i suoi paesaggi petrosi illuminati dal sole, e nello stesso tempo piena di cunicoli e grotte che incarnano il velo di mistero che aleggia sulla vicenda di Marta. Parte importante nella narrazione è la casa-studio del padre di Marta, rovescio della medaglia dei paesaggi del capoluogo lucano, luogo dove si consuma l’amore fantasmatico della protagonista, ma anche emblema del labirinto mentale che affligge l’atleta.
SCHEDA FILM ‘SEGUIMI’:
- GENERE: Drammatico
- ANNO: 2017
- REGIA: Claudio Sestieri
- ATTORI: Angelique Cavallari, Pier Giorgio Bellocchio, Maya Murofushi, Antonia Liskova, José María Blanco, María Esteve
- PAESE: Italia, Spagna
- DURATA: 90 Min
- DISTRIBUZIONE: Stemo Production
- SCENEGGIATURA: Claudio Sestieri, Patrizia Pistagnesi, Nicola Molino
- FOTOGRAFIA: Giovanni Mammolotti
- MONTAGGIO: Erika Manoni
- MUSICHE: Marco Werba
- PRODUZIONE: Blue Film, Gris Medio, con il contributo del MiBAC, Eur Film, Green Film