BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Riace: lo scandalo della buona accoglienza

0 0
di Tonino Perna, economista e sociologo.

Ho conosciuto Domenico Lucano a Badolato nell’ottobre del 1998, in una giornata particolarmente fredda e umida. Era venuto, insieme ad altri amici dell’associazione Città futura, a trovare i rappresentanti del Cric (una Ong molto attiva in quegli anni), perché voleva replicare l’esperienza di Badolato.

Un paese abbandonato che era rinato in pochi mesi grazie alla presenza dei migranti.

Durante le vacanze di Natale del 1997 arrivò un barcone a Badolato con più di 800 curdi! La gente di Badolato Marina li aveva accolti con affetto e sistemati nelle loro case a Badolato superiore, bellissimo paese del 1600, quasi completamente abbandonato. Il sindaco Mannello telefonò alla sede reggina del Cric per chiedere un sostegno: «Li abbiamo accolti – disse – gli abbiamo portato coperte e stufe e un pasto caldo, ma ora non sappiamo che fare».Così, insieme ad altri membri del Cric andammo in questo piccolo centro della costa jonica catanzarese e trovammo una decina di famiglia che erano disposte a restare a Badolato e a prestare la loro opera. Con un prestito fatto presso una banca locale riuscimmo a mettere in funzione botteghe artigianali, un ristorante tipicamente curdo, e un’agenzia viaggi puntando sul turismo solidale.

«Pazzi, fuori di testa!». Così ci dissero in tanti. E avevano ragione: nessuno veniva come turista in questo sperduto angolo della Calabria ulteriore, finché ad aprile del 1998 non vennero da Basilea Cornelius Cock, uno straordinario prete che difendeva in Svizzera i diritti dei migranti, e Hannes, il coordinatore della Comunità anarchica di Logo Mai, con sede in Germania e in Svizzera, oltre che in Francia, dove è stata fondata. Grazie all’arrivo di centinaia di turisti solidali e un’improvvisa scoperta dei mass media di questa realtà, il progetto di accoglienza dei migranti di Badolato ebbe uno straordinario successo. Ma la gente del posto cominciò a pensare che si poteva speculare su questo inaspettato flusso turistico e aumentò vertiginosamente gli affitti delle case, delle botteghe, del ristorante.

Qui sta la differenza profonda con Riace. In questo caso un gruppo di giovani si assunse l’onere di un prestito da Banca etica di 100 milioni di lire per ristrutturare le case e offrì gratuitamente il proprio lavoro per far rinascere questo borgo triste e abbandonato. Il resto è noto. In pochi anni crebbe la fama di Riace come modello di convivenza tra popoli e culture diverse, e la gente di Riace nel 2004 volle Domenico Lucano come sindaco riconoscendogli il lavoro che aveva fatto. Poi, nel 2008 arrivò Wim Wenders, chiamato dal governatore della Calabria Loiero per girare un docufilm su Badolato,  che invece si innamorò di Riace e cambiò il soggetto del suo lavoro. Non solo, il grande regista tedesco nel novembre del 2009, in occasione dei festeggiamenti per i venti anni della caduta del muro di Berlino, dichiarò di fronte a dieci premi Nobel per la pace e alla stampa di tutto il mondo:

«Ho trovato la vera civiltà in unpiccolo paese della Calabria: Riace».

Il seguito è noto: grazie a Domenico Lucano e alla rete di solidarietà che l’ha sostenuto, Riace è divenuta nel tempo
il simbolo di un’accoglienza serena, la dimostrazione che i migranti possano costituire una risorsa sociale e culturale per far rinascere le aree interne e le zone collinari, montagnose, e abbandonate di tutta Italia. Solo nel Mezzogiorno secondo l’Istituto nazionale di economia agraria (Inea) abbiamo circa il trenta per cento delle terre abbandonate nelle zone interne, unitamente a un grande patrimonio edilizio, architettonico, storico, che va sgretolandosi e degradando. Ci vorrebbe una seconda Riforma agraria, col senno di poi, cioè senza commettere gli errori degli anni ’50 del secolo scorso.

Se regnasse il buon senso questa sarebbe la strada da seguire e invece è arrivato il governo giallo-verde, su uno sfondo nero sempre più inquietante, che ha deciso di chiudere questa esperienza che metteva in crisi l’idea-forza dei migranti come pericolo sociale assoluto, nemico principale dei poveri e del popolo sovrano. Un governo che chiude gli Sprar, cioè i centri di seconda accoglienza che mirano all’integrazione dei migranti, che emana un Decreto sicurezza che dovrebbe meglio chiamarsi “Decreto criminale” che punta a rendere irregolari il maggior numero possibile di immigrati in modo tale che diventino preda della criminalità o finiscano ai margini della società, come paria, come le migliaia che in questo momento sono costretti a stare nel fango a Rosarno per raccogliere le arance per 20 euro al giorno e 12 ore di lavoro.

Da confronti


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21