Novant’anni, un’emozione più per noi che per lui. Auguroni a Piero Angela e a tutto ciò che egli rappresenta: per la cultura e per il servizio pubblico, di cui, da oltre sessant’anni, è una delle punte di diamante. Basti pensare a quando da giovane fu uno dei primi conduttori di telegiornale e successivamente uno dei migliori corrispondenti della RAI, tanto che suo figlio Alberto è nato a Parigi. E poi la divulgazione scientifica, certo, con l’invenzione di Quark e di Superquark ed un modo fresco e innovativo di portare il sapere nelle case di milioni di italiani, riuscendo a farli appassionare ad una materia di per sé ostica e per molti di non semplice comprensione.
Di Piero Angela ammiriamo lo stile, la puntualità degli interventi, la saggezzae quel garbo d’altri tempi che fa sempre piacere trovare in prima serata, soprattutto in questa stagione caratterizzata dalle urla sguaiate e dalle arene prive di umanità e cariche di intolleranza e mancanza di rispetto.
Nato nella Torino del 1928, in pieno fascismo, e cresciuto con un’educazione rigida, come lui stesso è solito ricordare, ha sempre saputo coniugare senso della misura ed ironia, rivelando oltretutto una passione per la musica, e per il pianoforte in particolare, fuori dal comune.
Potremmo dire che anche lui, con la sua messe di lauree honoris causa, appartenga alla categoria degli “italiani da esportazione”: quei personaggi che ci fanno sentire orgogliosi di appartenere ad una Nazione ricca di problemi eppure ancora capace di regalarci vette così elevate, la cui produzione televisiva costituisce una garanzia di professionalità e buon gusto, riuscendo a coniugare un linguaggio comprensibile a tutti con una qualità informativa e didattica di primissimo livello.
Personalmente, sono grato ad Angela per tutto ciò che mi ha insegnato, essendo cresciuto con le sue trasmissioni e, più che mai, con i suoi approfondimenti: bellissimo quello su Verdi ma indimenticabile anche l’omaggio che rese alla tragedia del capitano Nobile, del dirigibile Italia e della tenda rossa (di cui, peraltro, ricorre il novantesimo anniversario). E molti altri ancora, adesso portati avanti con il medesimo marchio di fabbrica dal figlio Alberto.
Una volta ha asserito: “Ormai sono io ad essere il padre di Alberto!”. È così ed è un grandissimo onore. Capita solo a chi ha seminato bene, a chi ha saputo davvero valorizzare il merito e promuoverlo gradualmente.
Mai come in questo caso la gratitudine, la stima e l’affetto sono il minimo. Buon compleanno, Piero!
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