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Perché con appalti senza gara le mafie ingrasserebbero

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La pubblica amministrazione potrà affidare lavori diretti nelle opere fino a 150 mila euro. Le mafie festeggiano. Il sistema che adotteranno sarà quello di sempre. I “picciotti” ripuliranno gran parte del loro denaro sporco legato agli appalti pubblici. Questo accadrà perché dal 2019 gli enti locali decideranno direttamente i contratti d’importo fino a 150 mila euro, senza dovere motivare la scelta e senza competizione tra imprese. Giovanni Falcone, in primis, ci ha insegnato come gli appalti ad affidamento diretto siano stati e sono la grande mangiatoia di clan mafiosi e faccendieri: una realtà dimostrata da centinaia d’inchieste giudiziarie (ai tempi di Falcone ricordiamo il “sacco di Palermo”) anche nelle ultime settimane. Indagini che evidenziano come questi lavori spesso siano affidati agli amici degli amici, senza garanzie né di qualità, né di legalità: si tratta del settore preferito dalle cosche imprenditrici, che in tutta Italia manovrano ditte e conquistano cantieri, alternando tangenti a intimidazioni.

E così, se ci sarà la conferma della Camera, nel prossimo anno oltre sei miliardi di denaro pubblico saranno spesi senza controllo per la gioia del mafioso di turno che potrà beneficiarne. Queste nuove regole con assoluta certezza favoriranno le organizzazioni mafiose, da sempre operanti nel mondo delle opere pubbliche. Le infiltrazioni mafiose presenti negli appalti pubblici, ormai sono un dato di fatto inconfutabile. La presenza di numerose stazioni appaltanti, la parcellizzazione dei contratti e il ricorso eccessivo al subappalto, rendono difficile e qualche volta quasi impossibile, un controllo efficace anche da parte della magistratura e delle forze dell’ordine. E’ evidente che questa modifica normativa che regola il sistema degli appalti pubblici ha delle lacune lampanti. Le organizzazioni mafiose da molti anni hanno deciso di puntare su attività legali per riciclare gli enormi capitali guadagnati illecitamente. Oltretutto, utilizzando materiali scadenti o depotenziati, la “mafia imprenditrice” continua a mantenere assicurato il lavoro di manutenzione delle opere costruite. Alla luce di questi fatti si può ben comprendere perché questa scelta normativa se approvata sarà un disastro. Molti ancora non comprendono che in tal modo le mafie diventano un’insidia per la libera economia perché riescono a convertire i loro guadagni criminali in soldi puliti in maniera più facile. A tal proposito, occorre tener presente che la “mafia imprenditrice” riesce ad accaparrarsi molti degli appalti, su tutto il territorio nazionale, con il sistema senza gara con soglia 150 mila euro il suo lavoro sarà facilitato.

In questo modo, creerà un sistema, un consenso nelle regioni di provenienza e un controllo del territorio nelle altre. Molti amministratori sono convinti che in questo modo si facciano risparmiare i cittadini, dimenticandosi però altre questioni importanti. Così facendo si rafforzano le associazioni mafiose, con conseguenze non indifferenti: gli imprenditori onesti non potranno mai competere con le imprese mafiose, quindi, molti di questi saranno costretti a chiudere; nei cantieri dove lavorano le “imprese infiltrate”, non si rispettano le norme della sicurezza nei luoghi di lavoro e sono utilizzati materiali scadenti e quindi le costruzioni sono a rischio crollo. La presenza abnorme d’imprese, il numero di appalti inferiori a 150 mila euro, la parcellizzazione dei contratti e il ricorso eccessivo al subappalto, renderà ancor più difficile e qualche volta quasi impossibile, un controllo efficace negli appalti pubblici da parte delle autorità competenti (es. Anac). E’ necessario tener presente che, come solitamente avviene nel nostro Paese, si correrà ai ripari quando sarà troppo tardi poiché come abbiamo costatato più volte le mafie, hanno messo il loro “zampino” in questi affari da molti anni.

(Vincenzo Musacchio, Presidente Osservatorio Antimafia del Molise)


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