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Per l’ottava volta in due mesi parole importanti sul pluralismo dell’informazione. Grazie Presidente!

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Il pluralismo dell’informazione è un presidio irrinunciabile dello stato democratico. Parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ripetute, per l’ottava volta in due mesi, in occasione del saluto di fine anno al Quirinale. Il tutto nel contesto di un discorso chiaro, appassionato, per alcuni versi angosciato, in difesa della Costituzione, con un preciso richiamo al governo perché si muova nel rispetto dei limiti porti dalla carta costituzionale.

Il momento è difficile, forse mai come ora la libertà di stampa è stata minacciata e questo appare tanto più assurdo in presenza di un potere esecutivo che ha impostato la sua propaganda sui concetti di novità e cambiamento. L’intolleranza verso l’informazione plurale è un vizio antico del potere, ma il continuo attacco ai media nel contesto attuale si inquadra in un disegno nuovo e che ha come obiettivo finale la dissoluzione dell’informazione professionale. Lo scenario che perseguono i due partiti al governo è chiaro, in alcuni casi anche dichiarato: la comunicazione è solo quella che passa sul web attraverso i social che diventano non solo fake news ma propaganda organizzata, controllo a livello internazionale, manipolazione delle coscienze, un vero scenario orwelliano che sta diventando realtà.

A questo si oppongono in tutti i paesi i media come giornali, radio, televisione e testate on line, il mondo dei professionisti dell’informazione, che si compone oggi di molteplici figure ma tutte professionali, di persone che sanno fare quel lavoro, quel mestiere, che possono avere idee agli antipodi, che possono essere brave e meno brave, a volte faziose, ma sono professionisti, informati, strutturati per un lavoro che ovviamente ha delle sue specificità. Che hanno competenza. Una parola odiata dal potere politico contemporaneo, basato sull’arroganza del non sapere, sulla rivalsa dell’ignoranza, sull’aggressività propria di chi non è in grado di discutere, ragionare, mediare ma conosce solo il linguaggio della sopraffazione.

L’Italia è ancora un paese dove la stampa è libera, lo sappiamo, ma ogni giorno lo è un pò meno e questo è un rischio gravissimo, perché attraverso leggi liberticide come i tagli alle imprese editoriali si porta avanti lo smantellamento del pluralismo dell’informazione.  In paesi come la Gran Bretagna, l’Irlanda, l’Australia, il Canada, la libertà di stampa viene efficacemente rispettata in base al diritto consuetudinario, quella che gli anglosassoni chiamano common law. Non è la stessa cosa da noi. Il presidente della Repubblica ne ha piena consapevolezza e non perde occasione per ribadirlo, nell’esclusivo interesse del popolo italiano, e tutti noi operatori della comunicazione dobbiamo sentire il bisogno di dirgli “Grazie Presidente!”


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