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Mibac. Il ministro Bonisoli sostituisce Nicola Borrelli, da 10 anni guida della Dg Cinema?

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La notizia, se confermata, è in qualche modo… rivoluzionaria: Marina Giuseppone, attualmente Direttore Generale Organizzazione del dicastero, sarà il nuovo Direttore Cinema e Audiovisivo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (Mibac), andando a sostituire Nicola Borrelli, che guida la Direzione da dieci anni.

Key4biz” è in grado di dare questa notizia in assoluta anteprima, sulla base di fonti affidabili e verificate.

Marina Giuseppone, classe 1971, laurea in giurisprudenza, dipendente della pubblica amministrazione dal 1994 nonché dirigente dal 2003, al Mibac da dieci anni, è dal gennaio 2018 Direttrice Organizzazione del Ministero.

Il decreto di nomina del nuovo Dg sarebbe stato firmato dal Ministro grillino Alberto Bonisoli mercoledì scorso 19 dicembre, e sarebbero in corso gli adempimenti formali per il perfezionamento degli atti.

La procedura cosiddetta di “interpello” era stata avviata ad inizio ottobre, per individuare 3 direttori generali per altrettante Direzioni giunte alla scadenza della nomina triennale: si trattava della Direzione generale “Organizzazione”, quella dello “Spettacolo dal Vivo” e quella del “Cinema”. Le tre direzioni, a quella data, erano rette rispettivamente da Marina Giuseppone (che – tra l’altro – ha firmato la circolare di interpello del Ministero, come è d’obbligo), Onofrio Cutaia e Nicola Borrelli. La prima posizione a liberarsi è stata quella alla Direzione Generale Spettacolo il 15 ottobre, ed è stato rinnovato Onofrio (detto Ninni) Cutaia. La successiva scadenza è quella della Direzione Cinema, il 21 dicembre, retta fino ad oggi da Nicola Borrelli. E, infine, l’incarico alla Direzione Organizzazione (quella retta dalla Giuseppone) sarà disponibile dal 1° gennaio 2019.

Le domande relative all’incarico di Direttore Generale dovevano pervenire al Ministero entro il 15 ottobre, e dovevano essere corredate dalla scheda di valutazione dirigenziale relativa all’ultimo triennio e dal curriculum vitae. Per quanto riguarda specificamente, la Direzione Generale Cinema, a quanto è dato sapere, sono state presentate al Ministero 4 candidature, da 3 dirigenti generali interni e da un 1 solo candidato esterno: Nicola Borrelli(Dg Cinema in carica), Marina Giuseppone (Dg Organizzazione in carica), Federica Galloni(Dg Arte e Architettura in carica), Angelo Zaccone Teodosi (consulente specializzato, Presidente IsICult, e tra l’altro curatore della rubrica “ilprincipenudo” su “Key4biz”). Le chance di quest’ultimo erano del tutto virtuali, dato che l’assetto attuale dell’organico del Mibac non consente cooptazione di direttori generali dall’esterno dell’amministrazione stessa. Galloni ha poi ritirato la propria candidatura, e sono quindi rimasti in lizza Borrelli e Giuseppone.

Abbiamo utilizzato l’aggettivo… “rivoluzionario”, nell’incipit di questo articolo, perché il settore cinematografico ed audiovisivo italiano è stato da sempre abituato a “direzioni generali” del Ministero di durata piuttosto lunga e comunque tendenzialmente “conservatrici”: usava teorizzare “andreottianamente” un compianto Direttore Generale del Cinema (giustappunto), Carmelo Rocca, “i ministri passano, i direttori generali restano”.

Nicola Borrelli, classe 1967, laurea in economia, dirigente dal 2000, gode di buona stima da parte della quasi totalità del settore cinematografico ed audiovisivo, è stato tecnico di fiducia del Ministro Dario Franceschini (che ha retto il Mibac dal febbraio 2014 al giugno 2018), e risulta sia peraltro presto divenuto il dirigente di riferimento (non soltanto dal punto di vista formale, come ovvio) della iperattiva Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, alla quale il Ministro Bonisoli ha assegnato nel giugno 2018 la delega per il cinema e l’audiovisivo.

D’altronde Borrelli è Direttore Generale del Cinema dal dicembre 2009, e quindi conosce da un decennio il settore, ai massimi livelli, nella sua complessità e nel suo policentrismo, tra l’economico e l’artistico. E finanche nei suoi equilibri politici, essendo questo settore di attività un’arena nella quale convergono variegate sensibilità culturali ed ideologiche: il motto coniato da Benito Mussolini, rivisto e corretto alla luce della televisione e del web, resta valido… “il cinema è l’arma più forte”.

Da segnalare in particolare che Borrelli ha seguito dalle origini la nuova legge cinema ed audiovisivo firmata da Dario Franceschini ed Antonello Giacomelli, e ha curato tutto il processo amministrativo conseguente, ovvero decine e decine di decreti di attuazione e regolamentazione. Si ricordi infatti che nel 2016 è intervenuta una riforma organica che ha ri-definito i principi fondamentali dell’intervento pubblico a sostegno del cinema e dell’audiovisivo, in quanto attività di “rilevante interesse generale”, e ne ha disciplinato le modalità. In particolare, con la legge n. 220/2016, è stato istituito il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo ed è stato introdotto un nuovo sistema di contributi automatici e di contributi selettivi, ed è stata rafforzata la disciplina del credito di imposta. Inoltre, sono stati previsti due piani straordinari per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e per la digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo. Infine, sulla base di questa riforma, nel 2017 sono stati ridisciplinati la tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche e audiovisive, la promozione delle opere europee e italiane da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi (tv e web), i rapporti di lavoro nel settore… Il nuovo Fondo è alimentato, a regime, con gli introiti erariali derivanti dalle attività del settore, ma la sua dotazione non può comunque essere inferiore a 400 milioni di euro l’anno. Una quota tra il 15 % e il 18 % del Fondo deve essere destinata ai “contributi selettivi” e a quelli per la “promozione”. Questa rubrica ha dedicato molta attenzione alla legge cinema, alle sue luci ed alle sue ombre (si rimanda, tra gli altri, all’articolo “Cinema, in arrivo i 400 milioni della nuova Legge. Ripensamento sulle ‘windows’?”, su “Key4biz” del 27 aprile 2018).

Si tratta di una legge che ha scardinato in parte l’assetto normativo pre-esistente e che purtroppo ancora tarda ad entrare “a regime”, a causa di una sua notevole complessità genetica ed anche a causa del sottodimensionamento del personale della Direzione Generale Cinema. La legge ha previsto anche una saggia “valutazione d’impatto”, ma, essendo le norme non ancora a regime nella loro pienezza ed organicità, questa valutazione è di ardua praticabilità (sulla tematica, torneremo presto su queste colonne): nel mentre, gli indicatori di mercato sono contraddittori, e comunque non si respira nel settore un’atmosfera esattamente rasserenata.

Il Ministro Bonisoli ha peraltro annunciato di voler apportare alcuni correttivi, ma non ha manifestato intenti di modificazione sostanziale della legge cinema di Franceschini.

La Sottosegretaria ha denunciato come la Direzione Cinema sia costretta a lavorare in modo lento a causa dei deficit di organico… In particolare, Lucia Borgonzoni ha dichiarato, con apprezzabile franchezza: “io ho trovato una squadra che lavora tanto e benissimo, ma siamo veramente pochi, ed anche sulle pratiche per il tax credit siamo in ritardo, proprio perché siamo sotto organico… Mi domando com’è possibile che il ministro Franceschini non si sia reso conto di questa criticità del ministero. Gli uffici sono intasati di pratiche, i funzionari non sono in quantità minimamente adeguata…”. La Sottosegretaria ha perfettamente ragione, e si attendono concreti interventi correttivi, anche se, alla luce della revisione della bozza di legge di bilancio imposta dalla Commissione Europea, sembra che il Governo abbia dovuto rimandare al 2020 ogni possibilità di nuove assunzioni nella pubblica amministrazione.

Un’altra criticità pesante va identificata nel portale web della Direzione Cinema, “DgCinema Online”, che va spesso in crash, e rallenta molte procedure: il Dg Nicola Borrelli stava peraltro lavorando ad una procedura per un auspicabile appalto per consentire un salto di qualità tecnica al sito, che deve gestire migliaia di pratiche, essendoci in ballo 400 milioni di euro l’anno di danari pubblici…

Da quanto ci è dato sapere, il Ministro e la Sottosegretaria stanno mostrando, rispetto alle problematiche organizzative e strutturali della Dg Cinema, sensibilità che i predecessori non avevano mostrato: e forse la scelta di Giuseppone, con specifica competenza ed esperienza nell’organizzazione ministeriale, è foriera di una radicale riorganizzazione(giustappunto) della Dg Cinema e Audiovisivo, anche nel suo rapporto con Cinecittà…

In effetti, sotto l’apparente quiete, si potrebbero presto registrare significativi sommovimenti: oggi il collega Andrea Dusio, su “Odeon” (settimanale specializzato un po’ “outsider”, sottotitolato “Tutto quanto fa entertainment”), sostiene che il Ministro voglia riportare all’interno del dicastero la gestione amministrativa dei fondi relativi ai contributi pubblici cosiddetti “selettivi”, che il suo predecessore, da fine del 2016, aveva affidato a Cinecittà Luce. C’è anche chi ipotizza che vacilli la testa del Presidente ed Amministratore Delegato degli “studios” di via Tuscolana, Roberto Cicutto, storicamente vicino al Partito Democratico.

Segnali di “spoil-system”, quindi, anche nel rutilante mondo del cinema?!

Nicola Borrelli non si è mai peraltro caratterizzato per una particolare cromia politica ed è stato rinnovato nel suo incarico, nell’arco di 10 anni, da ben 6 ministri di diverso orientamento ideologico. Nominato dal Ministro Sandro Bondi (che ha retto il Mibac dal maggio 2008 al marzo 2011), confermato da Giancarlo Galan (marzo 2011-novembre 2011), Lorenzo Ornaghi (novembre 2011-aprile 2013), Massimo Bray (aprile 2013-febbraio 2014), Dario Franceschini (febbraio 2014-giugno 2018). Insomma, un Direttore Generale “no-partisan”, tra Forza Italia e Pd. La competenza tecnica di Borrelli non è mai stata oggetto di critiche, ed a conferma di ciò si prospettava tra l’altro la chance, nel gioco delle nomine di Viale Mazzini, di un suo incarico come Amministratore Delegato di RaiCinema, al posto di Paolo Del Brocco (che pure sembra restare ben saldo nel suo ruolo).

Marina Giuseppone può vantare senza dubbio un curriculum di eccellente livello, competenze dirigenziali qualificate, ha peraltro respirato “amministrazione” finanche nell’habitat familiare (è figlia di un magistrato della Corte dei Conti), ma appare evidente la totale assenza di specifiche competenze nel settore cinematografico e audiovisivo, anche se lavora da dieci al Mibac.

È altrettanto evidente che reggere la Direzione Organizzazione di un Ministero complesso ed articolato (anche sul territorio, basti pensare alle tante Soprintendenze) qual è il Mibac è una responsabilità che le ha certamente consentito di conoscere molto bene la macchina organizzativa del dicastero, e di tutte le sue direzioni generali. Si ricorda che le direzioni generali del Mibac sono attualmente ben 9: “Educazione e ricerca”, “Archeologia, belle arti e paesaggio”, “Musei”, “Archivi”, “Biblioteche e Istituti Culturali”, “Arte e Architettura Contemporanea e Periferie Urbane”, “Cinema”, “Spettacolo”, “Bilancio”, “Organizzazione”.

I dipendenti del Mibac sono circa 16.500: una forza-lavoro di dimensioni notevoli.

La Direzione Cinema ha soltanto 80 dipendenti, a fronte – per esempio – dei 190 della Direzione Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. L’organico della Direzione Cinema è oggettivamente molto sottodimensionato, rispetto ai compiti che la legge assegna alla struttura.

All’Organizzazione, Dirigente di fiducia della Dg Giuseppone è notoriamente il Professor Alessandro Benzia, Direttore del Servizio II.

Da segnalare che Marina Giuseppone, nell’economia del suo incarico, ha seguito anche le delicate problematiche della digitalizzazione del Mibac, ed è interessante la sua audizione del luglio 2017 di fronte alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Livello di Digitalizzazione e Innovazione delle Pubbliche Amministrazioni, istituita nel giugno 2016 e presieduta da Paolo Coppola (Pd), che ha concluso i suoi lavori nel marzo 2018, con la relazione sull’attività svolta, curata dalla deputata Vincenza Bruno Bossio (Pd) intitolata “La digitalizzazione nella pubblica amministrazione italiana: analisi degli errori e valutazione delle priorità, dall’efficacia degli strumenti all’importanza del capitale umano” (su queste tematiche, vedi anche l’articolo di Luigi Garofalo, su “Key4biz” del 6 novembre 2018, “Spesa Ict nella PA, primi passi per la conferma della Commissione parlamentare”).

Se la notizia della nomina di Marina Giuseppone risulterà confermata, queste le possibili “chiavi di lettura”: il Ministro ha voluto manifestare un segnale di discontinuità, ed ha preferito un dirigente “estraneo” al settore, affinché possa essere superato ogni rischio di vischiosità conservativa (in alcuni casi, un Direttore Generale può divenire più “potente” del titolare del Ministro); il Ministro ha osservato che s’era venuta a determinare una grande convergenza tra la Sottosegretaria ed il suo Direttore Generale di competenza, ed ha voluto affermare gerarchicamente e simbolicamente la propria libertà di scelta (come ovviamente la legge prevede per il “dominus”, ovvero il Ministro in carica). Alcuni osservatori sostengono che tra il Ministro grillino e la Sottosegretaria leghista non vi sia sempre una sintonia strategico-tattica, e peraltro alcuni prevedono che Lucia Borgonzonipossa lasciare presto il Collegio Romano, possibile candidata alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, che i leghisti vorrebbero espugnare al Pd…

A questo punto, naturale sorge un quesito: cosa è bene che prevalga, in casi come questo, ovvero rispetto a settori della pubblica amministrazione che hanno caratteristiche estremamente peculiari, soprattutto perché situati in quell’area delicata di sovrapposizione tra l’economico ed il culturale?!
La competenza tecnica specifica o il rapporto fiduciario politico?

Il lettore saggio (o ingenuo?!) potrebbe rispondere: “entrambe!”. Ed avrebbe ragione, se non ché in natura (o in Italia?!) questa combinazione di doti e qualità è “rara avis”. Naturalmente non è questa la sede per poter affrontare una tematica così complessa (“competenza” versus “fiducia”), ma va rimarcato che “l’economia politica” del settore cinematografico ed audiovisivo è oggettivamente una delle più complesse dell’intero sistema culturale nazionale.

Se la notizia che “Key4biz” rivela ai propri lettori in anteprima verrà confermata (entro questa sera, dato che il contratto scade giustappunto oggi 21 dicembre), si prospettano molti interrogativi, e profondi, sul futuro assetto dell’intervento pubblico nel settore cinematografico e audiovisivo italiano. Il rischio più grave è infatti che, nel passaggio di consegne tra i due direttori generali, la legge cinema ed audiovisivo possa rallentare oltre il proprio complesso iter, e che, prima di entrare definitivamente a regime, il settore resti ancora nelle sabbie mobili… Sarebbe veramente un disastro, per chi lavora alla rigenerazione dell’industria italiana dell’immaginario, che sia più creativa, innovativa e plurale.

*Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult


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