Meno compiti per le vacanze, dice il Ministro Bussetti, per lasciare ai ragazzi più tempo per stare in famiglia. Non sono d’accordo. Proporrei invece compiti “diversi”.
Per esempio, intervistare i loro nonni, facendo un video di non più di 15 minuti. Per chi “smanetta” con lo smartphone dalla mattina alla sera non ci sono “barriere tecnologiche”. Anzi, si chiederebbe al ragazzo di utilizzare competenze che già ha, ma questa volta non per filmare bravate, ma per raccogliere storie di altri tempi, di persone ancora nel suo tempo. Il “corto sulla nonna/o” diventerebbe così l’espediente per approfondire un rapporto affettivo, capace di far emergere dettagli mai raccontati, che potrebbero cementare il sodalizio nipote-nonna/o.
Ma anche far aprire lo sguardo dei giovani su eventi di un passato, troppo prossimo per il libri di storia, troppo remoto per le conversazioni familiari. Ogni scuola, potrebbe organizzare proiezioni, montaggi di spezzoni più significativi e realizzare persino una “banca delle storie”. E per chi non ha i nonni? Ne adotta e racconta uno in un centro anziani. Ogni anno, poi, si potrebbe cambiare tema, passando al corto su un immigrato integrato nel quartiere, la storia di un luogo dimenticato, il riscatto di un diversamente abile, le confessioni di un detenuto – un’inchiesta “orizzontale” tra coetanei sull’amicizia ed altro. Insomma, il riposo dai compiti convenzionali sì; l’ozio, no.
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