E’ appena arrivato in libreria un romanzo che è una freccia scagliata nel mondo difficile dell’informazione di periferia, quella dimenticata, ispida e complessa, che spesso rappresenta l’impalcatura della cronaca del Paese. “L’altro giorno ho fatto 40 anni” (Laurana Editore), è il libro di Lucio Luca liberamente ispirato alla storia del giornalista calabrese Alessandro Bozzo, scomparso nel 2013. Una vicenda che, per la prima volta, ha visto la condanna di un editore per il reato di violenza privata. Il romanzo contiene un intervento di Roberto Saviano. E’ più difficile descrivere il malessere della categoria dei giornalisti, i quali, si sa, sono più bravi a guardare dentro i problemi degli altri. Questo, invece è un libro-specchio, oltre che la ricostruzione della storia drammatica di un cronista calabrese, “tradito” dal suo sogno. Una storia dimenticata troppo in fretta ma che con forza è tornata e si è fatta spazio nel pc di Lucio Luca una notte dell’estate 2016, a tre anni dalla morte di Alesandro Bozzo. “Quella sera mi è arrivata una mail di una corrispondente di Repubblica dalla Calabria, che segnalava il processo per violenza privata all’editore del giornale per cui lavorarava Alessandro e riferito, appunto, al suicidio di quel giornalista. Lì per lì non ho dedicato molta attenzione, mi aveva colpito, però, il reato contestato all’editore, ossia la ‘violenza privata’. Nei giorni successivi ho fatto un po’ di ricerche d’archivio e la storia mi ha preso. Ho deciso che avrei scritto un romanzo, non una biografia ma la storia di un giornalismo che non c’è più, un giornalismo come dovrebbe essere, animato dal ‘sacro fuoco’ della professione più bella del mondo”.
E’ iniziato così un percorso a ritroso nella vita e nel lavoro di Alessandro, fatto di incontri tra Lucio Luca e gli amici, i parenti, la famiglia di questo straordinario collega “di periferia”
“E’ una storia bella e devastante, – dice oggi l’autore – la famiglia di Alessandro mi ha accolto in modo straordinario, ho letto gli atti del processo, i diari del collega. La sua è una vicenda emblematica di dove sta andando a finire la nostra professione, di come sia difficile fare bene questo lavoro che tanti vogliono e potrebbero fare bene ma ai quali, in qualche modo, è precluso. Questa storia ci fa vedere anche l’altra faccia della casta. Che cos’è la casta di cui parla certa politica? Se si può definire casta la categoria di quelli che vengono pagati regolarmente a fine mese, beh allora alla casta appartiene il 20% dei giornalisti italiani, il restante 80% non riesce a mettere insieme pranzo e cena. In questo libro si parla di un giornalista precario in Calabria, una terra difficile. Negli ultimi anni gli organismi di categoria stanno facendo molto su questo fronte ma molto c’è ancora da fare per dare dignità a chi svolge con passione, rigore e professionalista il nostro mestiere senza avere un adeguato riconoscimento economico. Alessandro era un giornalista-giornalista, uno che aveva un sogno e anche questo ho voluto raccontare. Mi ha fatto, poi, molto piacere che Roberto Saviano abbia dedicato un suopensiero al racconto dedicato ad Alessandro Bozzo”.