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Indietro tutta

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“Indietro tutta”. Qualcuno ricorderà la trasmissione ironica e sorridente inventata da Renzo Arbore, geniale creatore di comici surreali. Erano gli anni Ottanta, il Muro di Berlino sembrava ancora solido, governava, come sempre, la Democrazia cristiana, versione Ciriaco De Mita, e il PCI era il più grande partito comunista dell’Europa occidentale e il suo segretario, Achille Occhetto, pensava fosse “una gioiosa macchina da guerra”. Secoli fa. Il mondo era congelato dalla Guerra fredda, stracolmo di bombe atomiche, ma a suo modo rassicurante. Dopo la caduta del Muro di Berlino qualcuno ha profetizzato “la fine della storia”, invece è iniziata la globalizzazione con la diffusione contemporanea di internet.
La vecchia Italia è stata spazzata dalla valanga “Tangentopoli”, ma la risposta è stata il ventennio di Berlusconi, che con le sue televisioni e la sua politica ha trasformato costumi, abitudini e l’immaginario collettivo di milioni di italiani. Adesso ci risiamo? Quasi, ma la storia –dicono- quando si ripete lo fa sotto le sembianze della farsa e rischia di annegare nelle fake news.
Il Governo del popolo e del cambiamento, che probabilmente vorrebbe governarci con le migliori intenzioni, dopo mesi di promesse assai invitanti, in pratica più soldi per tutti, e di furiose polemiche con l’Unione europea, che chiedeva -con un certo sussiego- il rispetto di regole condivise, ha fatto un clamoroso “indietro tutta”, ma ovviamente non vuole ammetterlo. Per mesi, l’aggressività verbale e le promesse insostenibili hanno fatto schizzare alle stelle lo spread, facendoci pagare inutilmente milioni di euro in maggiori interessi. Poi, all’improvviso, dopo dichiarazioni bellicose e vanamente “eroiche”, come “non arretreremo di un millimetro”, è arrivato l’ordine: “indietro tutta”. Da quel 2,4% di rapporto tra deficit e debito pubblico, che sembrava la Linea Maginot del governo penta-leghista, si è passati, con una destrezza da illusionisti, a un ipocrita 2,04%, che a orecchio suona bene. Indietro tutta perché “non vogliamo impiccarci ai numerini”, salvo che ogni decimale vale milioni di euro. Indietro tutta sull’abolizione della legge Fornero, perché la nuova “quota 100” -che come slogan rassomiglia in modo imbarazzante alla “quota 90” di Mussolini sulla rivalutazione della lira, “simbolo della nazione”, sulla sterlina- con tutta probabilità diventerà un pertugio per una platea ridotta di pensionandi. Indietro tutta, o quasi, anche sul reddito di cittadinanza perché adesso ci sono meno soldi da distribuire e facendo quattro calcoli, i cinque milioni di cittadini poveri riceveranno poco più della “mancia elettorale” di Renzi e del già esistente “reddito di inclusione” del precedente governo. Clamoroso e prevedibile indietro tutta sull’ostracismo alla TAP, al Terzo Vallico e probabilmente alla TAV, perché fermarsi adesso costerebbe di più che terminare le grandi opere. Per non parlare della “flat tax”, eterna promessa mancata. Ma indietro tutta anche dall’altra parte. Silvio Berlusconi non (ri)vede l’ora di candidarsi ovunque per le prossime elezioni Europee. Massimo D’Alema, ogni volta che (ri)apre bocca, anche se dice qualche ragionevole banalità, spacca ulteriormente quello che rimane della sinistra. Matteo Renzi continua a destabilizzare il Pd promettendo di non occuparsi delle primarie e (ri)torna alla sua passione originaria di presentatore televisivo, per raccontare –pare a pochi intimi- la “sua” bellissima Firenze.
E la nostra legge di stabilità? Beato chi lo sa. Quella approvata alla Camera con un voto di fiducia era falsa e vuota di contenuti, mentre quella nuova, che dovrà essere approvata dall’Unione europea, per il momento è piena di chiacchiere e di illazioni, perché così, fino all’ultimo si potrà fare indietro tutta. Ma una cosa è quasi certa: rassomiglierà sempre più al “Cacao meravigliaio” e noi saremo tutti contenti.

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