Se nei riguardi della cultura Francesco Petrarca poteva sintetizzare nel Canzoniere “Povera e nuda vai, Filosofia – dice la turba al vil guadagno intesa” alle soglie del terzo millennio, nei paesi cosiddetti sviluppati, qualcosa sembra essere cambiato anche negli strati più popolari. Lo storico dell’Arte, docente universitario, direttore del Lucca Center of Contemporary Art, Maurizio Vanni ha da poco pubblicato con Celid “Il museo diventa impresa. Il marketing museale per il break even di un luogo da vivere quotidianamente” nel quale, tra l’altro, afferma: : “L’industria culturale è in costante espansione e sta entrando sempre più nella quotidianità delle persone. Musei, teatri, concert hall e fondazioni culturali stanno incrementando le loro funzioni, stanno perfezionando il loro posizionamento nei mercati di riferimento e stanno prendendo sempre più dimestichezza con il pubblico generico. L’industria dei prodotti, al contrario, è in piena crisi perché non riesce ad adattarsi ai cambiamenti sociali, antropologici ed economici della civiltà globalizzata e perché sono cambiati i desideri delle persone che sono passate dal bisogno di possesso (Che cosa vorrei possedere che ancora non ho?) alla necessità di momenti più veri e profondi (Quali esperienze posso sperimentare che ancora non ho vissuto?) ”.
Maurizio Vanni precisa: “L’approccio manageriale è indispensabile per elevare la qualità dei servizi e dell’offerta culturale, per rispondere in modo più appropriato alle esigenze e ai desideri del pubblico, ma anche per reagire a una restrizione economica che fa confluire sempre meno denaro pubblico nelle sue casse”. “Il museo diventa impresa”, preziosissimo per gli addetti ai lavori ma di facile lettura, chiarisce come l’idea di museo non possa più essere considerata quale mero contenitore di beni storico-artistici, ma istituzione didattica capace di coinvolgere un pubblico sempre più ampio e diverso. Analizza le strategie che tengono in conto l’equità sociale e il suo valore produttivo, adottando ciò che genericamente è definito “marketing” esperienziale, che non si propone cioè come metodo scientifico, ma nasce di volta in volta dall’esperienza diretta. Vanni descrive le nuove funzioni del museo attraverso parole chiavi quali divertimento, socializzazione, divulgazione, approccio interdisciplinare, indicando le strategie adattabili ai bisogni di una platea sempre più vasta .
Tenendo presente che il “break even” del sottotitolo è il pareggio tra entrate e uscite dell’investimento , il libro è una sorta di dettagliato, puntuale, esaustivo vademecum per il potenziamento economico del tempio dell’arte e della memoria. Completo di questionari di gradimento rivolti agli utenti, l’autore mostra come il museo possa spingersi oltre la funzione di luogo di conservazione, rafforzando il suo orientamento sociale, quello di tesoriere e dispensatore del benessere collettivo, corpo vivo in continua trasformazione. Secondo Vanni non esistono modelli standard applicabili, ma è importante comprendere il meccanismo che anima l’evoluzione in positivo della struttura. La visione teorica dell’autore è altresì supportata da un’analisi accurata di casi e risultati concreti. A tal fine il volume si avvale dei contributi di esperti di ambiti specifici, e degli interventi dell’ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, del Responsabile del Polo Museale e dei Musei Scientifici di Milano Domenico Piraina e dell’avvocato, scrittore, specialista in comunicazione d’impresa e pubblicità Riccardo Rossotto. Maurizio Vanni rileva inoltre come il dover conseguire risultati economici non significa far venire meno gli obiettivi fondamentali del Museo, quelli cioè della crescita intellettiva, culturale e sociale. Il museo si conferma dunque come strumento educativo fondamentale adattandosi al nuovo.
“Il museo diventa impresa” – di Maurizio Vanni
Cedit editore
Pag. 229
Euro 18