A pochi giorni dalla giornata mondiale per i Diritti Umani, l’Iran continua sistematicamente nella privazione dei diritti piú elementari nei confronti della sua popolazione. Le prigioni sono sopraffatte dai detenuti e le condizioni sono intollerabili e disumane. I prigionieri politici, in particolare, sono soggetti a orrendi maltrattamenti da parte delle autorità. Il sistema teocratico procede regolarmente in una repressione viziosa contro i difensori dei diritti umani, contro avvocati, attivisti per i diritti civili e femminili, insegnanti e attivisti sindacali, studenti, giornalisti e attivisti dei media online in palese disprezzo degli standard internazionali e nazionali.
Centinaia di attivisti sono imprigionati solo per aver pacificamente rivendicato i propri diritti. Una oppressione che culmina in scene orribili di impiccagioni pubbliche, fustigazioni e persino amputazioni degli arti. Le proteste avvenute in tutto il paese per il carovita nell’arco del 2018 sono state soppresse con la forza e secondo alcune fonti il numero dei detenuti arrestati ammonta almeno a 8.000. Nonostante i tentativi del regime di nascondere il numero degli arresti, necessariamente le autoritá hanno dovuto in parte ammettere che alcuni manifestanti erano stati arrestati. I funzionari hanno parlato apertamente di arresti “preventivi” per frenare ulteriori disordini. Le autorità iraniane hanno schiacciato il diritto alla libertà di espressione, di associazione e di assemblea pacifica. La soppressione rapida e violenta delle proteste e il numero di morti in custodia indicano che la libertà di riunione e di espressione si è deteriorata negli ultimi anni.
La magistratura iraniana ha condannato i manifestanti con accuse vagamente definite come ‘attentato alla sicurezza nazionale’ e ha emesso sentenze pesanti. Le torture e altri maltrattamenti sono ancora una pratica comune, specialmente durante gli interrogatori. Diversi individui sono stati torturati a morte, mentre molti altri sono stati sottoposti a maltrattamenti, come il prolungamento dell’isolamento in celle senza finestre, ventilazione e gabinetti. I metodi comunemente riportati di tortura nelle carceri includono anche legare i detenuti a un palo in tempo freddo o caldo, esecuzione simulata, calci e pugni; percosse con cavi o fruste. I numerosi rapporti indicano l’uso comune di pressioni fisiche o mentali sui prigionieri, incluso l’isolamento per costringerli a fare false confessioni. Spesso vengono utilizzati in carcere metodi come incendi, scosse elettriche, torture farmacologiche e privazione del sonno. I prigionieri subiscono condizioni crudeli e disumane tra cui sovraffollamento, acqua calda limitata, cibo inadeguato, letti scarsi, scarsa ventilazione e infestazioni di insetti.
Secondo alcuni rapporti attendibili si parla di somministrazione di pillole, con una sostanza simile al metadone, senza la presenza di un medico, per far figurare che i detenuti siano stati arrestati per tossicodipendenza. Numerosi video diffusi su i canali social, hanno mostrato che le autorità durante le proteste spesso utilizzano una forza potenzialmente letale contro i manifestanti. La libertá di espressione e le proteste pacifiche in Iran vengono dunque costantemente punite con il carcere.
Uno dei piú recenti casi di arresto é nei confronti di una giovane ragazza iraniana Asal Mohammadi arrestata per aver scritto un articolo a favore delle proteste dei lavoratori.
Asal é una giovane attivista del lavoro e studentessa del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università Azad di Teheran. É stata prelevata dalla sua casa da parte delle forze di sicurezza iraniane martedì 4 dicembre 2018, successivamente arrestata e trasferita nella prigione di Shush a sud di Tehran.
Asal Mohammadi aveva pubblicato vari articoli su alcuni siti Web a sostegno dei lavoratori iraniani. Nelle ultime settimane, aveva anche scritto articoli a sostegno delle continue proteste degli operai di Ahvaz Steel e Haft Tappeh.
Gli operai delle acciaierie di Ahvaz insieme ai lavoratori della Haft Tappeh Sugarcan uno stabilimento che si trova alle porte della città di Sush, nelle ultime settimane si erano radunati in corteo per protestare davanti agli uffici del governatore provinciale, non ricevendo salari ormai da parecchi mesi e chiedendo il pagamento degli arretrati.
Erano scesi in strada perfino durante la preghiera centrale del venerdì. La loro protesta pacifica, ha suscitato una generale e virale solidarietá che ha avuto grande risalto sui social media; tanto da ricevere supporto e aiuto da alcuni gruppi di studenti iraniani proprio come Asal Mohammadi.
Nonostante le nuove sanzioni economiche e politiche applicate dalla comunità internazionale all’Iran che stanno mettendo in ginocchio la popolazione, i diritti umani all’interno dell’Iran restano peró una questione seria e da risolvere urgentemente. Nel 2018 almeno 110 persone hanno ricevuto pene di flagellazione, é stato segnalato qualche caso di amputazione della mano e almeno undici persone sono state frustate. Il maggior pericolo al momento é quello di scongiurare che attraverso ulteriori proteste pacifiche della popolazione, in nome di una accettabile condizione di vita, vi siano conseguenti punizioni corporali, torture, arresti ed esecuzioni capitali.