Sulle grandi testate italiane si continua a ddipingere quella dei giubbotti gialli come una protesta sovranista o populista le cui uniche rivendicazioni sono l’uscita dall’Euro o la protezione dei confini nazionali. Ma la realtà sul campo è molto più complessa ed uno studio dimostra che il movimento è spostato molto più a sinistra.
C’è un grande equivoco sui giubbotti gialli, un movimento che da oramai 5 settimane, pur avendo perso nell’ultima settimana di intensità, sta mettendo alle strette il presidente Emmanuel Macron costringendolo anche a ritornare sui suoi passi e fornire aperture insperate: aumento dello stipendio minimo di 100 euro da gennaio, straordinari e bonus detassati per i lavoratori, imprese francesi obbligate a pagare le tasse in Francia etc. Misure che pero’ sono state giudicate alla stregua di contentini per calmare la piazza adoperati tra l’altro in maniera retorica. La giornalista di France Info Margaux Duguet, ad esempio, ha svelato che i 100 euro promessi da Emmanuel Macron comprendono gli aumenti di 30, 20 e 20 euro già previsti rispettivamente per il 2019, 2020, 2021. Ed ecco perché i Gilets Gialli sono scesi di nuovo in piazza sabato scorso e se le cifre di partecipazione sono di gran lunga più basse rispetto a quelle della settimana scorsa (33.500 giubbotti gialli mobilitati in tutta Francia, di cui 2200 a Parigi) il bilancio di arresti e feriti comunque resta pesante alla fine della giornata: 168 arresti, di cui 112 fermi e sette feriti in urgenza ospedaliera.
Chi sono i Gilets Gialli?
Sorto spontaneamente sui social soprattutto a partire dalle zone rurali e nella Francia profonda e lavoratrice (la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il caro benzina previsto per il primo gennaio 2019), la protesta si è prima allargata ai piccoli centri urbani per poi raggiungere le grandi città trasformandosi profondamente ed allargandosi ad altri settori colpiti tra cui lavoratori dipendenti, piccoli imprenditori, pensionati ed infine anche operai e studenti, trasversalmente uniti contro il caro-vita e contro un governo, che pure quando ha concesso aperture, non ha mai realmente messo in discussione la sua politica che ha umiliato le classi più deboli e privilegiato quelle più agiate, e non ha mai dato l’impressione di capire realmente il malcontento della società francese.
Quali sono le rivendicazioni dei Gilets Jaunes?
Citiamo le più importanti. Oltre il rifiuti della tassa sul carburante, di cui si è parlato molto, i Gilets Jaunes chiedono salario minimo a 1300 euro netti, previdenza sociale uguale per tutti, pensioni non al di sotto di 1200 euro, proteggere l’industria francese vietando delocalizzazione, la fine della politica di austerity che grava sulle classi più deboli, lotta all’evasione fiscale, favorire politica d’integrazione, trattare le richieste d’asilo, aumentare aiuti agli handicappati, limitare classi a 25 alunni, inserire referendum popolare nella costituzione, pensioni a 60 anni, fine delle indennità presidenziali a vita, fine del prelievo alla fonte. Un programma, che se lo guardiamo dall’esterno sembra un programma di una sinistra storica. La piazza dei Gilets Jaunes è comunque variegata, trasversale come vedremo più avanti nell’articolo.
La narrazione tossica dei media italiani
Sulle grandi testate italiane (Corriere, La Stampa, Repubblica, Ansa etc) si continua a dipingere quella dei giubbotti gialli come una protesta in salsa sovranista che chiede uscita dall’Euro e protezione e si equipara i gilets gialli ai leghisti o ai populisti eurofobici. Secondo questa lettura i Gilets Jaunes sarebbero estremisti di destra (per inciso l’estrema destra in Francia non è mai riuscita a portare in tutta la sua storia a sfilare centinaia di migliaia di persone) oppure sono solo casseurs violenti, addirittura fascisti e c’è addirittura chi mette in dubbio che sia un movimento. Opinioni superficiali dal sapore della chiacchiera da bar. E questo perché il movimento dei Gilets Jaunes è trasversale, concerne tutta la società francese e sfida dogmi e preconcetti duri a morire in Italia soprattutto per alcuni organi dell’informazione ai quali non interessa approfondire ma soltanto alimentare il tifo delle fazioni. La migliore definizione di cosa siano i Gilets Jaunes l’ha data il filosofo e sociologo Edgar Morin: “C’è di tutto nei gilets jaunes, contadini, camionisti, commercianti, pensionati, giovani, casalinghe, impiegati, gente arrabbiata, gente calma, fasci, anarchici, insomma un concentrato perfetto del nostro popolo!”
I Gilets Jaunes: uno studio sociologico del CNRS e dell’INRA per Le Monde
Uno studio sociologico sui Gilets Jaunes per conto del quotidiano le Monde (effettuato da oltre 60 ricercatori del CNRS e dell’INRA specializzati in sociologia, geografia, scienze politiche) indica che una un terzo dei gilets gialli non è militante. Nel computo di coloro che si dichiarano politicamente (il restante 67%) la sinistra è di gran lunga maggioritaria (42%), anche l’estrema sinistra è presente (15%). La destra è solo al 12% mentre l’estrema destra è largamente minoritaria (4,7%). Stranamente questo studio scientifico non ha avuto alcuna risonanza presso i media italiani. Perché? Forse è più comodo far passare la protesta francese per un movimento espressione di violente, xenofobe ed eurofobiche istanze in modo da evitare che in Italia ci sia una minima emulazione ? Oppure è dettato da un mero calcolo politico ? Dallo studio si evince che le “rivendicazioni sociali” e la “lotta contro le disuguaglianze” nelle motivazioni a manifestare sono superiori a quelle “nazionalistiche” o a temi inerenti alla destra come la protezione dei confini nazionali o le questioni identitarie. Non si puo’ negare che ci sia anche la destra in piazza ma come abbiamo visto è largamente minoritaria. Nella piazza trasversale dei Gilets Jaunes c’è posto per ecologisti, pacifisti, anarchici, la sinistra antagonista ed extraparlamentare, sindacati come la CGT (che corrisponde alla nostra CGIL), studenti, intellettuali, la France Insoumise di Mélénchon e per l’Italia abbiamo visto sfilare anche i vessilli di Potere al Popolo. Una cosa è certa ed è stata evidenziata da diversi analisti politici: più passa il tempo, più il movimento dei Gilets Jaunes si sposta politicamente a sinistra che è storicamente molto più a suo agio con le rivendicazioni sociali. Con buona pace dei media che in Italia, per mero calcolo politico o tornaconto personale, continuano a raccontare un’altra realtà.