Alla conferenza stampa anche il presidente Giuseppe Giulietti e la segretaria generale aggiunta della Fnsi, Anna Del Freo, il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo, e la giornalista Antonella Napoli, che per il sindacato e per Articolo 21 ha partecipato alla campagna internazionale di sensibilizzazione #FreeTurkeyMedia.
«Quando a Malta ho partecipato alle manifestazioni per l’anniversario dell’omicidio di Daphne, ho potuto respirare il clima pesante che c’è attorno a chi cerca di fare inchieste su criminalità e malaffare. Ho toccato con mano i tentativi di gettare discredito sul lavoro di Daphne per minimizzare l’importanza del suo assassinio. Però, la sera della commemorazione ho anche visto tanta gente in piazza chiedere con forza giustizia e questo mi ha dato conforto», spiega Del Freo, che è anche la rappresentante italiana nel direttivo della Federazione europea dei giornalisti.
«Grazie ai colleghi e alle colleghe che hanno deciso di raccontare le loro storie e che, nonostante le minacce, continuano a svolgere con rigore e passione il loro lavoro – esordisce il presidente Giulietti –. Il loro impegno testimonia che le loro vicende personali e le storie che raccontano in quanto giornalisti non passano sotto silenzio. Il sindacato dedicherà a Daphne Caruana Galizia, a Jan KuciaK e ai cronisti ‘finiti nel mirino’ la Giornata del 3 maggio e auspichiamo che le istituzioni internazionali facciano lo stesso anche a Malta, in Slovacchia e in tutto il mondo. Domani intanto saremo a Pavia, insieme con i rappresentanti dell’Associazione Lombarda dei giornalisti, alla nuova udienza del processo ai presunti assassini di Andy Rocchelli».
Il segretario del Cnog, Guido D’Ubaldo ricorda che «Ordine e sindacato sono stati insieme in piazza a Ostia per i colleghi minacciati, a Roma sotto l’ambasciata di Malta per Daphne, davanti al tribunale per Ilaria Alpi e insieme ai cronisti che hanno deciso di denunciare le aggressioni e le minacce. Questo perché – spiega – il compito dell’Ordine è quello di stare al fianco dei colleghi. E per questo continueremo a chiedere di non spegnere i riflettori sulla vicenda di Daphne Caruana Galizia».
Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica preso di mira da formazioni di estrema destra per le sue inchieste sulla ricostituzione di gruppi che si rifanno al regime fascista e per il libro NazItalia, più volte minacciato assieme alla sua famiglia, evidenzia la necessità «di fare squadra contro chi vuole imbavagliarci», rilanciando la ‘scorta mediatica’ ai colleghi vittime di insulti e violenze.
«L’anticamera del bavaglio – dice – è sempre il discredito: ti accusano di scrivere fake news, di inventarti le cose. E oggi, che i gruppi eversivi si sentono protetti dall’alto e prendono coraggio, è ancora più importante non mollare. Prima o poi si stancheranno di minacciarmi e insultarmi, di fare irruzione nelle librerie durante le presentazioni del libro. Vediamo chi si stanca prima. Noi, anche con il sostegno della Federazione e dell’Ordine, continueremo a combattere contro questi gruppi, in primo luogo per i cittadini, che hanno il diritto di essere informati».
Anche Floriana Bulfon pone l’accento sull’importanza di non sentirsi soli, «ancora di più – rimarca – quando sei una freelance e ti minacciano o ti querelano tentando di tapparti la bocca. In questi casi sapere che ci sono i tuoi colleghi a sostenerti ti fa sentire più forte. E allora lavoriamo insieme anche su quelle inchieste che danno fastidio: è il modo migliore per rendere giustizia a chi purtroppo ha perso la vita per fare il suo lavoro», conclude.
Assente per impegni di lavoro legati ai tragici fatti di Strasburgo il giornalista turco-tedesco Deniz Yucel, rimasto in prigione in Turchia per quasi un anno. In un videomessaggio chiede però di continuare a dare voce ai colleghi incarcerati per via del loro lavoro. Ad Antonella Napoli, quindi, il compito di ricordare l’impegno degli organismi internazionali a sostegno della causa dei reporter turchi finiti dietro le sbarre del «più grande carcere al mondo per giornalisti».
Infine Corinne Vella, sollecitata anche dalle domande dei giornalisti in sala, ribadisce: «È importante ricordare ogni giorno ai cittadini che ci sono persone che pagano con la vita per garantire loro il diritto a essere informati. È importante che non cali il silenzio sulle storie e sulle inchieste di queste persone coraggiose. Per questo continuo a ripetere che serve una indagine internazionale sulla sorte toccata a Daphne. Le autorità maltesi dicono che le indagini sulla sua morte proseguono, ma in realtà una vera indagine indipendente non è mai iniziata. Con l’omicidio di mia sorella qualcosa si è mosso. Le persone a Malta hanno iniziato a fare domande, a chiedere verità e giustizia. Ma per i giornalisti che indagano il clima non è migliorato, anzi. Non lasciamo che la morte di Daphne sia stata vana. Continuiamo tutti a dare luce e voce alla sua storia, al suo lavoro e alle inchieste dei reporter che indagano alla ricerca della verità».