Se non ci fossero stati il suo predecessore, suo figlio e l’attuale inquilino della Casa Bianca, non c’è dubbio che George Bush senior, scomparso all’età di novantaquattro anni, sarebbe stato considerato uno dei peggiori, se non Il peggior presidente della storia americana dell’ultimo secolo. Peggio di Truman che sganciò le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, peggio di Eisenhower che fece dell’America un posto talmente grigio da rendere necessaria la rivoluzione infranta dei Kennedy, forse persino peggio del trittico conservatore (Harding-Coolidge-Hoover) che, a cavallo fra gli anni Venti e Trenta, prima di Roosevelt, condusse il paese nel baratro di una crisi che avrebbe investito anche l’Europa, contribuendo all’ascesa del nazismo.
Leggermente meno liberista, ma non molto, rispetto a Reagan, di cui era stato il vice, il petroliere Bush senior sarà ricordato per i suoi fallimenti e per la Guerra del Golfo contro Saddam Hussein: un colossale errore politico, diplomatico e strategico di cui stiamo ancora pagando le conseguenze.
Non a caso, gli americani non gli concessero, cosa assai rara nella storia statunitense, un secondo mandato, premiando la grinta e il coraggio di un giovane suonatore di sax dell’Arizona, sposato con una donna molto di destra, anche se democratica, e campione della svolta devastante che ha condotto la sinistra mondiale nell’abisso. Parliamo ovviamente di Bill Clinton, il presidente che, negli anni Novanta, fece credere alla sinistra mondiale che avesse ragione Fukuyama quando predicava la “fine della storia” e che portò avanti il peggio delle politiche anti-sociali reaganiane, fino a giungere all’apice del disastro con l’abolizione del Glass-Steagall Act, ossia la separazione fra banche commerciali e banche d’investimento varata da Roosevelt nel ’33, che probabilmente avrebbe scongiurato o, comunque, reso meno amara la crisi scoppiata un decennio dopo.
Bush senior condusse i repubblicani alla loro prima sconfitta dopo dodici anni, facendo sì che l’egemonia conservatrice proseguisse ma spostandosi nel campo democratico, per poi essere suggellata, di nuovo in campo repubblicano, dall’ottennio catastrofico di suo figlio.
Non pago dei suoi innumerevoli sbagli, infatti, Bush senior ha lasciato in eredità alla politica americana un pessimo governatore del Texas e un pessimo governatore della Florida, con il secondo, Jeb, che nel 2000 ha dato una mano decisiva al primo, George, a battere Al Gore e a diventare l’inquilino della Casa Bianca meno apprezzato di sempre, superato in pericolosità solo dal misogino che attualmente ricopre quella carica, beneficiando anche della sua avversione.
Dei Bush, così come dei Clinton, la storia darà un giudizio impietoso, spiegando anche con il loro strapotere durato un quarto di secolo l’ascesa del trumpismo e le sue conseguenze.
Con tutto il rispetto che si deve ad un uomo che non c’è più e che ha svolto un incarico di notevole importanza e prestigio, saremmo ipocriti se dicessimo che lo rimpiangeremo. Semmai, il vero dolore è dover constatare che oggi persino la saga dei Bush sembri normale, al cospetto di un personaggio che ha superato davvero ogni limite.
P.S. Dedico quest’articolo a Sandro Mayer, scomparso all’età di settantasette anni dopo aver diretto tante riviste nazional-popolari che, a modo loro, hanno fatto opinione e tendenza, e a un grandissimo attore come Ennio Fantastichini, spentosi a causa di una leucemia promielocitica acuta a soli sessantatre anni. Loro sì ci mancheranno.
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