E’ stato l’amianto a causare la sua morte, e il suo unico contatto con l’amianto erano le tute da lavoro del marito, carropontista alla Fincantieri, che lei lavava e stirava, ignara del fatto che fossero impregnate della micidiale polvere. Per il giudice Luca Trognacara, del Tribunale civile di Venezia, non ci sono dubbi sul nesso di causalità diretto tra la morte della donna per mesotelioma pleurico, nell’ottobre 2015, e il lavoro del marito, operaio al cantiere navale Breda di Marghera, poi Fincantieri, dal 1973.
La sentenza, depositata martedì scorso, [27 novembre], ha condannato Fincantieri a un risarcimento di 621.000 euro a favore degli eredi della donna. Il fatto che il marito non si sia ammalato è stato irrilevante nella decisione. “Solo il 5% degli esposti all’amianto contrae il mesotelioma”, spiega l’avvocato veneziano Enrico Cornelio, difensore della famiglia e da anni impegnato in cause di risarcimento per i familiari di vittime dell’amianto.
La particolarità di questa sentenza, però, è che riconosce come la roulette russa non coinvolga solamente i lavoratori ma anche i loro congiunti, anche a distanza di anni. I tempi di incubazione del mesotelioma sono infatti molto lunghi. Secondo i ricercatori, il peggio deve ancora arrivare. L’amianto è stato messo fuorilegge nel 1992. Ma il picco delle malattie è atteso per il periodo 2020-2025. “Siamo seduti sulla punta di un iceberg – sostiene Cornelio – ma solo pochi si rivolgono alla giustizia. Chi si ammala ha il problema di curarsi, non di capire di chi sia la colpa.”
Tra le categorie sovraesposte, nel veneziano, ci sono i lavoratori Fincantieri e i portuali. Insieme alle loro famiglie.