Alle provocazioni del ministro Di Maio rispondiamo con l’unità contro precariato e minacce di tagli

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Un’assemblea pubblica per la dignità del lavoro e degli organismi della categoria. Alle provocazioni del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, FNSI e Ordine dei giornalisti risponderanno così. L’appuntamento è alle 11 di lunedì 10 dicembre davanti al Ministero dello Sviluppo economico, in via Molise, angolo via Veneto. Nella stessa giornata, e alla stessa ora, il ministro Di Maio aveva convocato FNSI, Ordine dei giornalisti insieme a non meglio identificate libere associazioni di precari per parlare di equo compenso. Un’arma di distrazione di massa, dopo gli insulti rivolti alla categoria con l’augurio che alcuni giornali potessero chiudere presto.
> Solo che il ministro del Lavoro ha fatto male i conti. Se pensa che i giornalisti pendano dalle sue labbra, si sbaglia. Non si possono convocare gli organismi della categoria ad un tavolo senza aver fatto ammenda delle proprie frasi e dei propri comportamenti. Per di più, non si può pensare di mettere FNSI e Ordine dei giornalisti, organismi con propri statuti e una propria vita democratica riconosciuta, insieme con realtà associative scelte liberamente dal ministro. Il tentativo di delegittimare gli organismi della categoria è chiaro.
> Quanto al tema dell’incontro, l’equo compenso, evidente è la finalità propagandistica di Di Maio. Intanto, i soggetti titolati ad affrontare la questione sono previsti dalla legge. Alquanto singolare, poi, è che voglia parlare di lavoro debole e precario chi, come Di Maio, insieme con il sottosegretario con delega all’editoria, Vito Crimi, si prepara a tagliare il fondo per l’editoria. Un provvedimento che avrà come unico effetto quello di infliggere un colpo mortale a numerose testate giornalistiche, andando a ingrossare l’esercito dei precari. Di quale lavoro precario vuole allora parlare Di Maio?
> Il suo obiettivo, semmai, è quello di riproporre lo schema seguito con i raider: convocare un tavolo con tanti soggetti, buono per i selfie e per le riprese tv, senza entrare nel merito del problema. Dopo quella riunione, niente è cambiato per i raider: sono più precari di prima.
> Se il ministro Di Maio ha a cuore le sorti dei giornalisti precari, cominci a favorire i provvedimenti che vanno nella direzione della lotta al precariato. Spieghi, per esempio, perché per ben due volte ha espresso parere contrario all’abolizione dei cococo nel settore giornalistico, che rappresentano la forma contrattuale più utilizzata dagli editori per mascherare il lavoro dipendente e sfruttare giovani e meno giovani. Dica perché il suo governo, nella persona del ministro della Giustizia, si rifiuta di fissare con decreto i criteri per la liquidazione giudiziaria dei compensi dei giornalisti.
> Bastano questi esempi per comprendere quali siano le reali intenzioni del ministro Di Maio. E per rispondere alla sua convocazione con un’assemblea pubblica davanti al suo ministero.


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