Dopo la Laudato si’ la questione indigena acquista maggior centralità nelle discussioni sul futuro dei popoli autoctoni del continente latino-americano. Non è uno degli effetti secondari dell’enciclica papale dedicata alla cura dell’ambiente. Dell’ambiente, infatti, i sessanta milioni di indigeni di 522 popoli diversi sono il punto più sensibile del futuro che attende l’umanità che vive nelle nazioni del sud del mondo. L’accelerazione dei dibattiti che hanno nelle popolazioni amazzoniche il loro punto di attenzione preminente è un buon segnale dopo decenni di disconoscimento e di abbandono.
Due nuovi appuntamenti confermano la positiva tendenza. Uno si è svolto nei giorni scorsi a Bogotà, in Colombia, dove rappresentanti di dodici Paesi del continente tra vescovi, sacerdoti, religiose e laici si sono riuniti per «analizzare la realtà sociale, economica, politica, culturale e religiosa dei popoli originari alla luce del magistero dei Papi», a cominciare con San Pio X e terminando con Papa Francesco. Nell’intenzione dei partecipanti il seminario colombiano ha ripercorso l’evoluzione dell’insegnamento pontificio sulle questioni ambientali così come si sono presentate nei diversi momenti storici alla luce delle conoscenze accumulate in quel momento, fino al documento pontificio del maggio 2015 interamente dedicato alla «cura della casa comune» in tutte le sue dimensioni.
Il secondo appuntamento si terrà dal 17 al 21 a gennaio dell’anno entrante a Panama nell’immediata vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù prevista dal 22 al 27 gennaio. Il meeting panamegno riunirà i giovani delle etnie indigene del Paese dell’Istmo e rappresentanze di tutta l’America Latina. Tra i temi dell’agenda spicca quello educativo, considerato «fondamentale per le comunità indigene», per la loro dignitosa sopravvivenza, per il loro avvenire.
Il programma del raduno nella nazione che ospiterà la XXXIV Gmg anticipa le tematiche nell’agenda del Sinodo dell’Amazzonia che, come già annunciato, avranno quattro problematiche prevalenti: la mancanza di sacerdoti e pertanto di funzioni magisteriali e liturgiche in varie regioni dell’Amazzonia; l’aumento della presenza di evangelici tra le comunità dei nove Paesi latinoamericani sul cui territorio nazionale si estende la foresta amazzonica; la minaccia di distruzione di parti considerevoli della stessa e i conflitti per la terra con la violenza su alcune delle popolazioni indigene che li accompagna.
L’idea di organizzare l’Incontro mondiale della gioventù indigena è venuta durante una riunione delle relative équipe di pastorale dell’America centrale e del Messico nell’ottobre seguente alla Gmg polacca (a Cracovia nel 2016), e fu incoraggiata dall’incontro del Papa con i popoli dell’Amazzonia a Puerto Maldonado, in Perù, il 19 gennaio scorso . Papa Francesco in quell’occasione invitò a «plasmare una Chiesa con un volto amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno», ricordando di aver convocato un sinodo per l’Amazzonia nel 2019. Al termine dell’Incontro della gioventù indigena, che si terrà nel comune di Soloy, a 150 chilometri circa da Panama, i partecipanti si trasferiranno nella capitale per incorporarsi al programma della Gmg che vedrà la presenza di Papa Francesco.
I due incontri appena annunciati, quello di Bogotà e l’inedito raduno della gioventù indigena a Panama, fanno seguito a decine di assemblee territoriali tenute nell’ultimo anno, come quella dei vescovi della Colombia svoltasi a settembre nella città di Florencia, nella provincia settentrionale di Caqueta, e la seconda tenuta agli inizi di ottobre a Puerto Inírida, nella provincia di Vichada, al confine con il Venezuela, tutte nella prospettiva del sinodo dell’Amazzonia di ottobre 2019 a Roma.
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