Il reportage italiano “Turchia, la più grande prigione per giornalisti” di Antomella Napoli, free lance e membro dell’ufficio di presidenza di Articolo 21, ha chiuso la prima conferenza internazionale, organizzata dall’International press Institute, sulla libertà di stampa negata in Turchia dal fallito golpe del 15 luglio 2016 e la conseguente ondata di repressione nei confronti non solo di giornalisti ma di chiunque non fosse allineato con il governo. La conferenza, che si è svolta nella sede della Rappresentanza dell’Unione europea a Berlino, si è aperta con l’intervento di Deniz Yucel, giornalista turco-tedesco corrispondente di Die Welt in Turchia arrestato per terrorismo e rimasto in carcere per quasi un anno. Fu scarcerato solo grazie alle forti pressioni della Cancelliera Angela Merkel. Tra gli interventi anche quello dell’avvocato Tora Pekin, difensore di alcuni imputati del processo Cumhuriyet, storico quotidiano di opposizione, che si è concluso con la condanna di 13 tra redattori e amministratori della testata per terrorismo. Proprio le voci di alcuni dei più importanti imputati di questo processo sono al centro del documentario di Antonella Napoli, che intervenendo prima della proiezione del reportage, sottotitolato in inglese per la platea internazionale, ha portato il saluto e un messaggio di solidarietà ai colleghi turchi del segretario e del presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti e ha ricordato il suo impegno come osservatore nei processi contro i giornalisti in Turchia e nella campagna contro il ‘bavaglio turco’ promossa da Articolo 21 che è parte dell’Advocacy group sulla Turchia di cui fanno parte le più importanti organizzazioni internazionali che si occupano di libertà di stampa negata e di difesa dei giornalisti a rischio.