La mattanza di giornalisti siriani non ha mai appassionato. Nella precarietà delle cifre siriane, cifre da capogiro, il loro destino ha certamente riguardato e addolorato i parenti di quei reporter stranieri che sono stati uccisi in Siria, come Marie Colvin e Paul Conroy, l’ eccezionale fotografo che lavorava con lei. Loro hanno chiamato in causa davanti alla magistratura il regime siriano per quel crimine, accusandolo di omicidio. Ma deve essere stato per i siriani, e per i giornalisti siriani vittime del conflitto, che non si sono fermati neanche dopo la morte del generale, accusato di crimine contro l’umanità, ritenuto responsabile anche di quel crimine. Resta però l’amarezza per il fatto che degli oltre 150 giornalisti siriani assassinati, in modo intenzionale o preterintenzionale, durante il conflitto si sappia poco. Ma c’è una storia che merita di essere raccontata per rendergli onore. Si potrebbe ad esempio pubblicare tutti i loro nomi, apparsi in alcuni siti di documentazione sulla guerra siriana. Ma oggi può essere preferibile ricordarli tutti raccontando il caso di uno di loro che è sopravvissuto, Human Husari. Oggi trentaduenne, Humam Husari ha lavorato per la televisione britannica ITV News dal 2012, e per la sua emittente ha documentato alcuni degli atroci massacri chimici che non hanno prodotto conseguenze politiche, militari o giudiziarie in Siria. Humam ha vissuto per quattro anni con la sua famiglia nei tunnel che la popolazione ha scavato, per sopravvivere, nelle aree rurali vicino a Damasco. Si stimano in 500mila le persone che hanno vissuto con lui e come lui, ed è grazie a lui se lo sappiamo. I suoi documentari, trasmessi da ITV News, hanno consentito a milioni di sudditi di Sua Maestà di vedere cosa significhi vivere sottoterra. Quando gli è stato conferito un prestigioso premio, il Rory Peck Awards, la giuria che lo ha scelto ha scritto: “Nel lavoro di Humam si trova il senso della storia nascosta che nessuno di noi realmente conosceva. La storia dei tunnel e del senso della vita sottoterra, l’unico posto dove trovare rifugio”.
Quando la ITV ha avviato le procedure per ottenere il rilascio del visto d’ingresso di Humam le cose però si son complicate. Lui da qualche mese ha raggiunto, con sua moglie, i suoi genitori, rifugiatisi in Turchia. Una scelta non facile, visto che arrivando a Istanbul ha detto: “cosa sarà di quelli che sono rimasti? Penso sempre a loro”. Quando ha saputo del premio ovviamente è stato felice, ma le autorità britanniche non gli hanno concesso il visto perché non riuscivano ad avere elementi tali da confermargli che indubitabilmente Humam avrebbe lasciato il Paese al termine del periodo di soggiorno autorizzato. A quel punto è cominciata una complessa ricerca di elementi idonei a dimostrare che Humam non avrebbe ingrossato le file degli irregolari. E’ stato prodotto l’attestato di iscrizione di sua moglie a un’università turca, ma a sbloccare l’iter è stata la prova che lui ha pagato l’affitto dell’appartamento dove vive per tutto l’anno, anticipatamente. A questo punto si è potuto annunciare che Humam Husari, premiato per aver fatto vedere ai britannici la storia nascosta della vita sotterranea, sarebbe potuto emergere dal mondo degli invisibili, nonostante la forza incredibile della sua testimonianza, e visitare Londra. Era il 27 ottobre. La premiazione ha avuto luogo in queste ore al BFI Southbank.
La sua vicenda dice tantissimo sulla Siria, e sulla memoria dei suoi colleghi morti o uccisi in guerra.