La proposta di riforma della prescrizione in materia penale avanzata dal M5S ha avuto certamente dei difetti: è eccessivamente sommaria, è stata inserita come emendamento nel contesto di una diversa legge, non sembra essere il frutto di un preventivo confronto con gli operatori del settore (viste le critiche giunte da ogni parte). Quasi che i proponenti non fossero consapevoli di mettere mano ad un tema di bruciante delicatezza, in un paese in cui l’illegalità – sia essa finalizzata a violare le regole del mondo economico o ad alimentare la criminalità organizzata o si manifesti nella violenza sulle donne – conosce una diffusione enorme e indegna di un contesto civile. Un esempio di impreparazione tipico del M5S, una norma bandiera da vendere agli elettori a fronte dell’evidente subalternità rispetto alla Lega? Forse è così.
Certamente le reazioni manifestate da tante parti contro la previsione che il decorso della prescrizione si interrompa dopo la sentenza di primo grado sono state grottesche e senza pudore. Vi è chi ha definito questa previsione “una bomba atomica” che avrebbe di per sé l’effetto di allungare i processi penali, addirittura eliminando i gradi di appello e Cassazione. Altri hanno bollato la proposta del M5S come “barbarie giustizialista” che minerebbe “i fondamenti dello Stato di diritto”, immemori di avere per molti anni auspicato il medesimo provvedimento.
Forse vale la pena di ricordare come opera l‘istituto tanto malamente evocato dai malaccorti critici: il decorso della prescrizione in materia penale fa sì che, dopo un certo numero di anni calcolati in base a norme specifiche, la potestà punitiva dello Stato non possa più essere esercitata, sulla base dell’assunto che venga meno l’interesse pubblico a punire il reato commesso.
In Italia – a differenza di molti altri ordinamenti – il decorso della prescrizione non si interrompe neppure a valle di sentenze di condanna di primo e secondo grado, potendo quindi condurre ad assoluzioni per prescrizione, in Cassazione, di imputati già giudicati colpevoli in primo grado e in appello. Con ciò vanificando l’attività svolta per molti dal sistema giudiziario, senza che sia francamente possibile identificare alcun “fondamento dello Stato di diritto” a sostegno di un tale esito.
A questo assetto dell’istituto della prescrizione nel nostro paese, che ha ripetutamente suscitato le censure di organizzazioni internazionali in quanto palesemente inadeguato a reprimere efficacemente la criminalità, si è aggiunta in anni non lontani la legge ad personam voluta dal governo Berlusconi, che ha abbreviato i termini relativi al decorso della prescrizione, con effetti, quelli sì, devastanti sul sistema giudiziario, determinando l’estinzione di centinaia di migliaia di processi. A questo stato di cose ha parzialmente posto rimedio la legge cd.Orlando, che ha introdotto termini più lunghi senza tuttavia modificare l’impianto di fondo dell’istituto.
Ora, si può certamente dire che la proposta del M5S è sommaria – perché, ad esempio, interrompere il decorso della prescrizione anche dopo una sentenza di assoluzione? – e deve essere meglio articolata e coordinata con altre misure finalizzate a ridurre la durata dei processi penali. Ma le affermazioni piovute da più parti sorprendono per la loro evidente malafede: come è possibile addebitare ad un’eventuale interruzione della prescrizione l’allungamento dei processi? L’assunto sottostante pare essere che i magistrati, sia delle Procure sia delle Corti, approfittando del venir meno della tagliola prescrizionale, non farebbero più nulla, lasciando che i processi si trascinino per decenni nell’inattività. Questo la dice lunga sull’immagine del nostro sistema giudiziario. Tuttavia, la visione apocalittica circa la professionalità della magistratura proviene proprio dal ceto che ha sistematicamente utilizzato la prescrizione come strumento di difesa degli imputati, mirando ad ottenere assoluzioni per avvenuto decorso della prescrizione mediante l’adozione di ogni possibile mezzo per allungare dei processi.
Forse, proprio dal cumulo di inesattezze e assurdità che hanno accompagnato – e quindi sepolto – la proposta del M5S in tema di prescrizione può dedursi che si tratta veramente di un aspetto cruciale per la funzionalità della giustizia penale, che come tale va affrontato con la consapevolezza degli interessi in gioco e delle resistenze feroci che ogni iniziativa volta a rendere davvero più rapido ed efficiente il processo penale incontra in questo paese. La ridicola conclusione dello scontro con la Lega sulla riforma della prescrizione – e cioè che la nuova norma entrerà in vigore “il dì di mai” – non è una bella prova per il M5S.