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Ottiene la protezione umanitaria ma finisce in strada: il caso di Mustafa

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A Firenze la vicenda di un ragazzo gambiano di 20 anni che ha ottenuto la protezione umanitaria ed è uscito dalla struttura di accoglienza. A causa del decreto Salvini non può accedere allo Sprar. E non è il solo: sono circa 100 i migranti che rischiano di restare in strada nelle prossime settimane

FIRENZE – Mustafa ha 20 anni e viene dal Gambia. Si tocca nervosamente le unghie. Da dieci giorni dorme all’albergo popolare di via della Chiesa a Firenze. Una soluzione tampone, ancora per pochissimi giorni. Poi dovrà uscire. “Resterò per strada. Non ho amici, non ho parenti, non ho un tetto sotto cui dormire”. Continua a tormentarsi le unghie e dice: “Vi prego, aiutatemi”. Mustafa sconta i primi effetti del decreto Salvini. Sbarcato due anni fa a Lampedusa ancora minorenne, è stato prima accolto in un centro per minori non accompagnati ad Arezzo, poi è arrivato a Firenze. Ha trascorso gli ultimi cinque mesi nel centro d’accoglienza straordinario (Cas) dell’Osmannoro, gestito dalla cooperativa Il Cenacolo.

Pochi giorni fa, dopo due anni di attesa, è arrivata la risposta alla sua domanda di asilo. La Commissione territoriale gli ha concesso la protezione umanitaria. E’ la stessa protezione umanitaria abolita dal Decreto Salvini, ma ancora rilasciata a quei migranti che hanno ottenuto le risposte in questi giorni, prima dell’effettiva entrata in vigore del decreto. Una bella notizia quindi per Mustafa, ma non troppo. In virtù dell’ottenimento di questo permesso di soggiorno temporaneo, Mustafa è stato costretto a lasciare il centro di accoglienza, una regola prevista da molti anni per tutti quei migranti che ottengono un riconoscimento positivo alla domanda di asilo. Ma se fino a pochi mesi fa Mustafa avrebbe potuto accedere ai centri Sprar (un secondo tipo di accoglienza più rivolta all’integrazione), con l’entrata in vigore del decreto Salvini lo Sprar è off limits a chi ha la protezione umanitaria. E quindi, niente più accoglienza per Mustafa… Continua su redattoresociale

 


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