«Le ragioni – spiegano Raffaele Lorusso e Carlo Verna – sono quelle illustrate in occasione dell’invito di qualche giorno fa. La convocazione di sindacato e Ordine insieme a non meglio identificate associazioni è una mancanza di rispetto verso chi rappresenta i giornalisti ed è legittimato a farlo da percorsi democratici codificati da leggi e statuti, quali elezioni, congressi e riunioni di organismi collegiali. Peraltro, ai pesanti insulti alla categoria non è mai seguito un gesto di ravvedimento da parte del ministro. Riteniamo, inoltre, che un confronto serio e costruttivo non possa prescindere da atti chiari e trasparenti di contrasto al lavoro precario da parte del governo. Non si può impugnare la bandiera della difesa dei più deboli e allo stesso tempo insistere per azzerare il fondo per l’editoria, un provvedimento che, se approvato, avrà come unico risultato quello di far crescere il numero dei precari».
Sindacato e Ordine, pertanto, non incontreranno il ministro Di Maio, ma nella stessa giornata del 10 dicembre prossimo convocheranno un’assemblea pubblica davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo economico.