Quel poco che so di economia l’ho imparato da mia madre che dall’alto della sua terza media e con lo stipendio dell’INPS, ha comprato un appartamento comodo per cinque persone, ha laureato due figli e alla sua morte, invece della pelliccia di visone, ha lasciato un’Enciclopedia Treccani rilegata in pelle e aggiornata sino al 2005 che, a detta dell’Istituto che la pubblica, bella così l’avevamo solo noi e il Quirinale. Le regole di mamma in economia erano in sintesi: infrastrutture per migliorare la vita e la produttività degli abitanti, da una parte, e cultura dall’altra. Né mia madre era un’eccezione perché da un sondaggio con i compagni di liceo, è risultato che anche la loro madre, parafrasando il Gastone di Petrolini: “aveva il senso dell’economia sviluppato fino alla genialità”. I debiti si fanno solo se calibrati con le entrate stabili; alle spese eccezionali si dedicano le entrate una tantum come la tredicesima.
Come e perché nessuno dei nostri governanti sia stato contagiato dall’esempio materno resta un mistero biologico mentre è chiarissimo che il terzo debito del mondo giunto a oltre due milioni e trecentomila miliardi, che richiede un turn over da quattrocento miliardi all’anno e costa sessantacinque miliardi ogni dodici mesi per soli interessi (quanto il costo del servizio istruzione) non può diminuire se il rapporto deficit PIL si mantiene sopra al 130%.
Se in una simile situazione si fa una manovra finanziaria espansiva della sola spesa a debito, si viola il buon senso prima delle regole di bilancio europee, l’art. 81 della Costituzione (che Salvini, chiudendo la campagna elettorale del 4 marzo, si era impegnato con i suoi militanti a Piazza Duomo ad applicarla davvero perché da molti ignorata) e l’esempio di mamma.
L’eccedenza di debito fissata a 27 miliardi (se tutto va bene, cioè se il PIL aumentasse veramente dell’1,5% nel 2019) è stata motivata con la necessità di elargire il reddito di cittadinanza, le pensioni di cittadinanza, la modifica a 100 dei limiti della Legge Fornero e un inizio di flat tax che dovrebbero dare, contro tutti gli avvertimenti contrari, impulso alla crescita fino all’1,5% del PIL.
A ben vedere queste offerte di benefici, in assenza di misure credibili per l’espansione dell’economia, somigliano tanto alle caramelle offerte da sconosciuti alla parte meno avveduta della popolazione.
Era, infatti, del tutto sconosciuto l’esito che il voto del 4 marzo avrebbe avuto: nessuno, votando il M5S o la Lega, aveva colto la prospettiva che queste due organizzazioni politiche avrebbero potuto allearsi tra loro ed imporre alla maggioranza della collettività un senso di paura e di odio che invece, alla chiusura dei seggi, aveva conquistato appena il 17% degli elettori. Nessuno aveva creduto di poter veramente trasferire, dall’utopia alla realtà, l’elargizione di un reddito sol perché si sia in possesso della cittadinanza, pur se appariva gradito al 32% dei votanti (non della popolazione).
Insomma, il 4 marzo 2018, all’uscita dai seggi, la maggioranza degli italiani non intendeva affatto prendersi a male parole con le autorità europee, indebitarsi ancora di più, ridurre sensibilmente l’attività delle banche, spostarsi tra le braccia di Putin, emarginarsi da tutte le trattative internazionali, spostare verso il particolarismo nazionalistico l’asse dell’Europa.
Questi esiti non erano previsti e, pur se oggi assistiamo ad un considerevole aumento del consenso per la Lega, bisogna ammettere che sconosciute restano le ricadute nella vita di tutti i giorni di una manovra in deficit contro tutti gli Stati europei.
O meglio, almeno un dato certo è stato raggiunto e, cioè, che se la scommessa è quella di conseguire un elevatissimo consenso populista alle elezioni europee del maggio 2019, in ogni caso non saranno gli Stati d’Europa, democratici o populisti che prevarranno, a farsi carico di un solo euro del debito italiano: piuttosto faranno un’altra moneta e gli italiani resteranno comunque soli con i loro debiti.
Era sempre mamma a insegnarci che non si accettano caramelle dagli sconosciuti perché possono essere trappole dalle conseguenze spaventose. Qualcuno non ha imparato la lezione.