Mohamed Cheikh Ould Mkhaitir avrebbe dovuto essere rilasciato il 9 novembre 2017. A dirla tutta, non avrebbe dovuto trascorrere in carcere neanche un minuto.
Invece, il “blogger apostata” della Mauritania, dopo che un anno fa aveva ottenuto la commutazione della condanna a morte e il conseguente rilascio, resta trattenuto in una località sconosciuta del paese.
Mkhaitir era stato arrestato il 2 gennaio 2014 per aver denunciato sul suo blog la discriminazione estrema, fino alla riduzione in schiavitù, ai danni della casta cui appartiene dalla nascita, i Moulamines (o Blacksmith) e aver criticato la strumentalizzazione dell’Islam per giustificare l’ineguaglianza sociale.
Dopo l’arresto, una folla di facironosi iniziò a manifestare per chiedere la condanna a morte del “bestemmiatore” e del “traditore della religione”.
Prona ai voleri dei violenti e obbediente ai dettami del presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, il 23 dicembre 2015 (ossia, quasi due anni dopo l’arresto) la giustizia mauritana condannò Mkhaitir a morte per i reati di apostasia e di insulto al profeta Maometto.
Il 9 novembre 2017, in appello, la condanna venne commutata e ridotta a due anni di carcere, più che scontati dai giorno dell’arresto.
Da allora, però, Mkhaitir non è più tornato in libertà e il suo avvocato non è mai riuscito a vederlo, nonostante le precarie condizioni di salute del suo assistito.
In occasione del primo anniversario del mancato rilascio di Mkhaitir, 32 organizzazioni non governative internazionali e locali hanno inviato un appello al governo mauritano per chiedere l’attuazione della sentenza del 9 novembre 2017. In una sola parola, “liberatelo!”