Le mani sul fiume: nuova cava sotto controllo. Aggiornamento sull’inchiesta

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“Nessuna nuova cava, lì sotto ci sono dei rifiuti”. Siamo a Gonzaga, piccolo comune della pianura mantovana. A pochi passi dal confine con l’Emilia. Il consiglio comunale ha appena votato compatto una mozione che chiede alla Provincia di bloccare subito le autorizzazioni a riaprire una vecchia cava mai recuperata e a riprendere le estrazioni di sabbia. Il motivo? L’area è stata per anni una discarica e sotto al sito sono stati depositati rifiuti solidi urbani, provenienti da tre comuni vicini. Un’indagine interna ha permesso di scovare tra i polverosi scaffali degli archivi comunali le carte di una vecchia convenzione, che rivela che lì sono stati portati rifiuti almeno fino al 1978.

La cava è quella di via Ronchi, che tutti chiamano Beccaguda. Proprio lì un pescatore aveva visto decine di camion arrivare la notte e scaricare quintali di “roba” nei buchi: scarti di edilizia, laterizi, resti di acciaieria, perfino gli arredi e la strumentazione di un vecchio ospedale da poco dismesso. Erano gli anni Ottanta, ma queste cose le racconta per la prima volta nel webdoc “Le mani sul Fiume” molto tempo dopo. La cava di cui parla il consiglio comunale è proprio quella dei suoi racconti ed è lui a confermarcelo, pochi giorni dopo che la notizia inizia a essere divulgata dalla stampa. “Il business è sempre lo stesso – aveva spiegato nella sua testimonianza – prima scavi argilla e sabbia. Poi, quando hai svuotato tutto, inizi a riempire le voragini con materiale di ogni sorta. Materiali che sarebbe costosissimo smaltire e che così non costa nulla”.

Ed è così che deve essere andata in quella piccola cava di provincia: prima gli scavi di sabbia, poi la trasformazione in discarica di rifiuti urbani. Dopo, le carte degli archivi comunali smettono di parlare, ma arrivano le parole di quel pescatore che a notte fonda dice di aver visto le ruspe entrare in azione e tombare nelle profondità della terra scarti di ogni tipo. Fino ad oggi, con la richiesta avanzata da Emiliana Conglomerati, nuova proprietaria dell’area, di inserire il sito nel nuovo Piano Cave della Provincia di Mantova per estrarre in dieci anni un totale di 500.000 metri di cubi di inerti per l’edilizia. Una mole importante, e preziosa, anche alla luce di alcune grandi opere pubbliche delle quali a breve si potrebbero aprire i cantieri. Prima fra tutte la nuova autostrada Cispadana, con il suo progetto dai costi stimati di oltre 1,3 miliardi di euro.

Una proprietà nuova, ma non troppo. Perché Emiliana Conglomerati nasce nel 2014 dalle ceneri della vecchia proprietaria CMR (Cooperativa Muratori Reggiolo). Solo due anni prima la storica coop dell’edilizia era finita in concordato preventivo, affossata dalla crisi delle costruzioni, bruciando 49 milioni di prestito sociale e facendo sfumare i risparmi di oltre 2mila soci. Parliamo di quella CMR, che – raccontava nel webdoc il pescatore – “tutti chiamavano la ‘mamma’ perché tutti avevano investito i loro soldi lì dentro e in paese non si muoveva foglia senza il suo consenso”.

Dopo aver ascoltato le parole del pescatore durante una presentazione dell’inchiesta, una sera un signore ha alzato la mano e ha chiesto di intervenire: “Qui da noi, a Suzzara, è successa la stessa identica cosa e quella robaccia è ancora là sotto”. Inizia un racconto, in cui il copione è sempre lo stesso: scavi, sversamenti, ruspe che coprono e campi coltivati che ricrescono. Poi la domanda che nasce spontanea a molti: “Perché tutti sanno e nessuno fa niente?”

Le cave di questo tipo, in questo pezzo di pianura tra Emilia e Lombardia, sono tantissime. Molte sono scomparse dai radar, coperte da filari di vigna e cancellate dalle mappe comunali. Oggi, però, per la Beccaguda il Comune ha chiesto l’intervento di Arpa e Ats, che procederanno con i sopralluoghi e i rilevamenti necessari a identificare i rifiuti interrati. Poi si deciderà cosa fare delle concessioni. “Scavare non è opportuno”, dicono dal Comune. E qualche nuovo pezzo di verità può ancora essere raccontato. Anche dopo quarant’anni.

vincitrice sesta edizione Premio Morrione con il webdoc “Le mani sul fiume


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