La marcia neo nazista in Polonia sia sprone a mobilitazione europea per il 10 dicembre

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Il centenario della indipendenza polacca ha visto sfilare a Varsavia 100.000 persone. Analoghi cortei si sono svolti anche in altre città polacche.Già lo scorso anno, l’anniversario era stato monopolizzato da una enorme manifestazione dei nazionalisti estremi, con delegazioni di neo-fascisti e neo-nazisti europei.
Per il centenario, la sindaca di Varsavia aveva vietato il corteo per motivi di ordine pubblico. La magistratura lo ha invece successivamente autorizzato. Il governo ha a quel punto negoziato con gli organizzatori della marcia ultra-nazionalista, trovando un cosiddetto “compromesso”: la manifestazione istituzionale con il governo e la marcia della destra avrebbero sfilato sullo stesso percorso, una davanti all’altra.
Il risultato è stato, ovviamente, una legittimazione istituzionale della marcia estremista.
Potete avere una idea della marcia, dei suoi inquietanti partecipanti e contenuti, da queste foto, di un fotografo catalano presente:
Come lo scorso anno, durante la marcia ci sono stati episodi di violenza contro i gruppi di attivisti democratici presenti in piazza, con modalità nonviolente e non provocatorie, per segnalare il dissenso. Qui l’articolo di Repubblica che ne segnala uno, di cui è stato vittima un gruppo di attiviste con cui l’Arci collabora. Una di loro è reduce di una operazione alla spina dorsale per le violenze subite in una manifestazione di piazza nei mesi scorsi. Un attivista di Amnesty era con loro.
Il fatto è avvenuto davanti alla delegazione di Forza Nuova, che ha sfilato fianco a fianco del movimento antisemita fascista polacco ONR (sono protetti nel video dal servizio d’ordine in arancione). Anche a Wraklaw (Breslavia) le attiviste sono state aggredite e ferite: sulla mia pagina Facebook trovate foto.
Le attiviste:
 
Le attiviste, che in questo caso sono sparuti gruppi – avendo deciso di non offrire spazio a provocazioni e violenze) sono parte del forte movimento delle donne polacche che è finora riuscito a fermare i reiterati tentativi del governo polacco di vietare l’aborto in tutti i casi (inclusa la malformazione del feto, il pericolo di vita per la madre e lo stupro).
Il movimento è nato in maniera spontanea, attraverso i social, ma si è organizzato in modo capillare e non solo nelle grandi città, ha fatto mobilitazioni enormi, ha coinvolto donne “normali”, ed è stato la scintilla che ha provocato la rinascita del movimento contro la violenza sulle donne in Europa qualche anno fa.
E’ organizzato in modo orizzontale, non ha leader formali, e pratica democrazia diretta. Ormai ha allargato i suoi temi di intervento al tema dei “diritti per tutti e tutte”, occupandosi di molte altre questioni sociali e democratiche.
Le questioni chiave della stretta democratica e dell’attacco allo spazio pubblico:
 
1) LIBERTA’ DI STAMPA: grazie alla nuova legge sulla informazione, il governo ha sostituito numerosi direttori e responsabili nei media pubblici, ha licenziato giornalisti scomodi e alcuni reporter sono finiti sotto inchiesta per il loro lavoro.
2) INDIPENDENZA MAGISTRATURA: le leggi di riforma della magistratura sono costate alla Polonia l’apertura della procedura di infrazione da parte della Commissione Europea. Con la riforma, il Governo vuole assicurarsi il controllo della Corte Suprema e compromettere l’indipendenza di tutto il sistema giudiziario. Ci sono state grandi proteste e forme di disobbedienza civile da parte dei giudici, inclusa la presidente della Corte Suprema. Il presidente della Repubblica a luglio ha dovuto mettere il veto su due delle leggi di riforma.
3) LEGGE SULL’OLOCAUSTO: la legge del gennaio 2018 prevedeva fino a tre anni di carcere per chi avesse associato la Polonia all’Olocausto o avesse parlato di “lager polacchi”. La legge ha provocato enormi proteste, anche a livello internazionale, e una crisi diplomatica con Israele. E’ stata riformata, e invece del carcere ora sono previste pene pecuniarie.
4) LIMITAZIONI AL DIVIETO DI MANIFESTAZIONE: Nel 2017 sono state vietate le manifestazioni nel centro di Varsavia quando ci siano raduni pro-governativi. Ci sono attualmente circa 2000 persone denunciate per aver preso parte a manifestazioni pacifiche e nonviolente. Si sono verificati molti casi in cui le forze dell’ordine non sono intervenute in difesa degli attivisti democratici attaccati da gruppi estremisti di destra, o sono intervenute al contrario contro gli aggrediti. Sono state fatte irruzioni in sedi associative, con sequestro di materiale anche sensibile (come nel caso delle associazioni che difendono e assistono vittime di stupro). Controlli di polizia vengono effettuati anche nel domicilio di attivisti non accusati di alcun reato. La tolleranza nei confronti dei movimenti ultra-nazionalisti è invece enorme.
5) OSTACOLI AL LAVORO DELLE ONG “POLITICHE”. Recentemente, come in altri paesi, il governo sta cercando di inserire nella legislazione strumenti per bloccare i finanziamenti pubblici alle associazioni considerate “politiche” – che prendono parola cioè su questioni relative alle questioni sociali e democratiche.
Come si può evincere da questi punti, i tentativi liberticidi del Governo in Polonia hanno trovato e continuano a trovare opposizione. Non è solo la pressione della UE a bloccare le peggiori riforme, è anche la capacità della opposizione sociale di mobilitarsi – minoranza in termini di voti ma capace di non essere minoritaria.
Speriamo che Francesco riesca ad incontrare Marta Lempart, che è la portavoce dello Sciopero delle Donne Polacche. E’ stata ospite al nostro congresso nazionale Arci e ha partecipato a Sabir, e per noi è una preziosissima relazione.
Crediamo anche che questo ultimo orrore della manifestazione a Varsavia chiarisca l’importanza della mobilitazione europea per il 10 dicembre di cui vi abbiamo scritto ieri – ci aiuterà a rinsaldare le alleanze e la comunicazione fra Est ed Ovest.
Qui trovate tutte le informazioni: https://megacampaign.eu/joint-action-day-10-december-2018/#1540569041070-c222abd5-a2d5

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