“Questa non è una lotta fra caste ma una battaglia per la libertà d’informazione e di essere informati. Se il presidente della Repubblica, uomo mite, pacato e moderato, per la quinta volta in un mese deve dirci che la libertà d’informazione è presidio della democrazia, potete immaginare se non dobbiamo essere preoccupati”.
Così Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, ha plasticamente descritto la situazione in cui si vede costretto a operare il mondo dell’informazione italiano.
Parole ferme, di preoccupazione, rivolte alle centinaia di giornalisti accorsi al flash mob per la libertà di stampa in piazza Santi Apostoli a Roma promosso da Fnsi, Ordine nazionale dei giornalisti, Usigrai e Articolo 21.
L’iniziativa, che si è svolta in contemporanea in altri capoluoghi in tutta Italia e a Bruxelles e Londra, ha visto la partecipazione di decine di associazioni, della stampa e non, unite per ribadire ‘Mai più bavagli’ e ‘Giù le mani dell’informazione’. Numerose anche le presenze politiche, da Angelo Bonelli dei Verdi, a Francesco Verducci del Partito democratico che ha voluto essere presente perché “la democrazia, senza stampa libera, semplicemente non esiste più. Oggi siamo in piazza per questo. E continueremo ad esserci”.
Il flash mob è stato solo il primo passo di una serie di ulteriori azioni per le quali Articolo 21, come ha ricordato la portavoce Elisa Marincola intervenendo al presidio, contribuirà con tutto il direttivo continuando a difendere la Costituzione, e non solo la parte che riguarda la libertà di espressione e di informazione, mission della nostra associazione.
“Nei prossimi giorni Federazione della stampa e Fieg pubblicheranno su decine di testate l’articolo 21 della costituzione sulla libertà di stampa” ha annunciato Raffaele Lorusso, segretario nazionale della Fnsi. “Stiamo anche pensando a una grande manifestazione nazionale, non dei cronisti contro la politica, ma dei cronisti, con le associazioni, i cittadini e quella parte della politica che vogliono difendere il pensiero critico” ha concluso Lorusso.
La difesa della libertà d’informazione dopo il flash mob #GiùLeManiDallInformazione continuerà con iniziative che vedranno tutte le associazioni di categoria unite.
“Fino a quando le aggressioni, le ingiurie e le minacce ai giornalisti e alla stampa non cesseranno noi andremo avanti” assicurano Federazione nazionale della Stampa italiana e Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sottolineando in una nota congiunta a sintesi della giornata che “questa prima iniziativa è stata possibile grazie alle Associazioni regionali di Stampa e agli Ordini regionali dei giornalisti, a tante colleghe e colleghi, ma anche ad associazioni, sindacati, cittadini comuni che considerano l’articolo 21 della Costituzione un bene comune”.
Articolo 21 che ha più volte denunciato la deriva verso cui alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle si stavano spingendo, anche attraverso le parole del presidente Mattarella che nel giro di poche settimane si è visto ‘costretto’ ripetutamente a tutelare i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione, ritiene che i limiti siano stati da tempo superati”.
Non è cosa facile fare il mestiere di giornalista.
Non sempre tutta l’informazione riesce a essere corretta e pluralista ed è giusto per questo essere criticati, contestati, anche giudicati.
Ma mai è accettabile sentirsi dare dell’infame pennivendolo, dell’infimo sciacallo, tanto meno della ‘puttana’.
Quello in atto nei confronti della categoria dei giornalisti è un attacco di una violenza e di una volgarità inaudita.
Un linguaggio squallido e deprecabile che oltre a indignare dovrebbe spaventare. E non solo noi operatori dell’informazione. È doveroso per tutti i cittadini che credono nei valori della Costituzione assumere una posizione ferma perché non si tratta più di semplice critica, né di soli generici attacchi a una categoria, ma di un un assalto a principi fondamentali per una democrazia compiuta, come l’informazione libera.
Azioni, insulti, minacce come quelle degli ultimi giorni vanno respinte anche dai sostenitori stessi del Movimento 5 Stelle, di cui autorevoli esponenti hanno lanciato una vera e propria caccia al giornalista.
Un’informazione allineata, imbavagliata, è il primo passo verso una società autarchica.
Una società dove l’offerta culturale e informativa non sia più capillare, plurale e immediata ma grossolana e genuflessa a glorificare i dogmi imposti dal web non è un bene per nessuno.
Per non parlare delle fake news che fanno più male di un ‘infimo giornalista’ e rendono tutti noi più deboli.
Tutti. Non si tratta solo di istigazione all’odio e alla sfiducia verso i media. Si vogliono colpire i corpi intermedi, gli unici che possano garantire il racconto di ciò che avviene nelle stanze del potere. Quelle stanze, oggi, abitate proprio da tanti esponenti del Movimento 5 Stelle.