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Editoria. Lorusso (Fnsi): Negli ultimi cinque anni sono stati persi tremila posti di lavoro

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“Oggi l’impresa editoriale che opera sul mercato ha gli stessi obblighi di tutte le altre imprese: dall’accesso ai finanziamenti, al costo del lavoro, al numero dei dipendenti. Ebbene, considerate la funzione e le specificità dell’informazione, la cui qualità è termometro della qualità della democrazia, forse sarebbe necessario di pensare a uno statuto delle imprese editoriali, anche a livello europeo, che tenga conto dei principi del pluralismo, del diritto dei cittadini di essere informati, del diritto dei giornalisti a percepire la giusta retribuzione”.
Lo ha detto Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, oggi a Bruxelles, al Parlamento europeo, nell’ambito del convegno “Le sfide del giornalismo europeo”, organizzato dall’europarlamentare Isabella De Monte.

“Negli ultimi cinque anni – ha ricordato Lorusso – sono stati persi tremila posti di lavoro. Oggi, dei 15mila giornalisti dipendenti in Italia, ben settemila usufruiscono di ammortizzatori sociali. La tendenza al taglio del costo del lavoro non è ancora conclusa. E i 188 milioni di euro stanziati dai governi precedenti a quello in carica sono stati interamente utilizzati dalle aziende editoriali per portare avanti i propri processi di ristrutturazione, con prepensionamenti e contratti di solidarietà”.

Carlo Verna, presidente nazionale dell’Ordine, ha sottolineato l’esigenza di nuove regole per un periodo storico nel quale i social hanno rivoluzionato lo schema dell’informazione e della comunicazione: ieri solo il giornalista poteva parlare a tanti, ora possono farlo tutti. “É sacrosanto che tutti possano comunicare – ha detto Verna – ma chi fa giornalismo professionale deve avere regole, formazione, deontologia. Per questo oggi il nostro Ordine, che stiamo riformando, è garanzia per tutta la comunità, non solo per i giornalisti”.
Carlo Muscatello, presidente dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia e componente della giunta esecutiva Fnsi, ha messo in guardia dalle pesanti conseguenze che l’annunciato taglio, praticamente un azzeramento, dei residui contributi statali alla cosiddetta editoria debole: giornali delle minoranze linguistiche, editi da cooperative, no profit, per gli italiani all’estero. “Abbiamo il caso del Primorski Dnevnik – ha detto Muscatello -, da oltre settant’anni voce degli sloveni in Italia. Se c’è un esempio di uso virtuoso dei fondi pubblici, dopo anni di ruberie, questo è quello del Primorski. Permettere al quale di continuare a vivere risponde ai principi della Costituzione italiana”.
“Oggi in Italia ma non solo in Italia – ha detto ancora Cristiano Degano, presidente Ordine giornalisti Fvg – si tende a saltare la funzione del giornalista. Ciò attraverso dirette Facebook, dichiarazioni alla stampa, assenza di contraddittorio e quant’altro. Si punta al contatto diretto con i cittadini, alla disintermediazione”.

Nel convegno, al quale hanno partecipato fra gli altri Renate Schroeder, direttore della Federazione europea della stampa, e l’europarlamentare Cecile Kyenge, si è parlato anche di fake news, copyright e diritto autore.
“La libertà di stampa e la tutela della professione giornalistica – ha concluso Isabella De Monte- sono oggi messe a dura prova dalla crisi dell’editoria, dallo strapotere delle grandi piattaforme di notizie online, ma anche dall’atteggiamento ostile nei confronti dei giornalisti di alcuni partiti e movimenti politici. Siamo convinti che non vi possa essere democrazia senza il pieno diritto a un’informazione libera e di qualità per i cittadini, ma anche gli aspetti più concreti legati alla professione giornalistica e alla crisi dell’editoria, che colpisce in particolare la stampa tradizionale, assottigliando i corpi redazionali e riducendo in modo sempre più preoccupante le tutele e i compensi dei giornalisti non contrattualizzati. Temi che abbiamo voluto portare a livello europeo”.

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